martedì 15 maggio 2018

Loro 1 e 2

"Loro" 1 e 2 di Paolo Sorrentino. Con Toni Servillo, Elena Sofia Ricci, Euridice Aspen, Riccardo Scamarcio, Kasia Smutniak, Fabrizio Bentivoglio, Dario Cantarelli, Anna Bonaiuto, Ricky Memphis, Roberto De Francesco, Roberto Herlitzka, Chiara Iezzi e altri. Italia, Francia 2018 ★★★★★
Sarò anche prevenuto positivamente nei confronti di Paolo Sorrentino, che reputo un regista e prima ancora sceneggiatore geniale come ce ne sono pochi, ma è altrettanto vero che quanto più alte sono le aspettative, tanto più risultano fragorose le eventuali e forse inevitabili cadute: per me lo era stata, parzialmente, Youth/La giovinezza, ma con Loro siamo di nuovo ai massimi livelli mondiali. Ho atteso di vedere anche la seconda parte prima di esprimere un giudizio, ma questa non ha fatto altro che confermare l'ottima impressione che avevo avuto della prima: la decisione di fare uscire il film in due parti, che alcuni hanno ritenuto una furba operazione commerciale, a mio parere ha giovato alla visione perché, trattandosi di una pellicola, come tutte quelle del Nostro, caratterizzate dalla densità (di immagini, dettagli, suoni, parole, contesti, riferimenti) e al contempo da fasi di una sorta di dilatazione temporale, un minutaggio di circa 100' per ognuna è quello ideale per consentire il massimo di concentrazione senza sforzarsi e quindi gustando appieno ciascuna di esse. Ché poi la prima parte si concentra propriamente sui Loro cui si riferisce il titolo del film, ossia la corte di ruffiani, profittatori, puttane, sanguisughe, leccaculi, opportunisti che bramano entrare in contatto diretto e quindi nell'entourage di Lui, ossia un Silvio Berlusconi immalinconito dalla sconfitta elettorale per soli 25 mila voti del 2006 ma soprattutto dalla decisione della moglie Veronica Lario di prendere le distanze da lui fino a pretendere il divorzio: l'interprete che gli dà voce, movenze, sguardi attraverso una maschera che non ha bisogno di essere somigliante per essere ancor più verosimile e convincente un Toni Servillo, un artigiano della rappresentazione la cui bravura non è mai abbastanza sottolineata, senza alcun dubbio un Maestro, che appare per la prima volta dopo la prima ora di proiezione, e dopo che a Taranto Riccardo Scamarcio, un giovane e spregiudicato imprenditore con moglie piacente a altrettanto disponibile, ansioso di entrare nel grande giro di Lui, matura l'idea geniale di affittare una villa con vista sulle celebre Villa Certosa buen retiro di Berlusconi in Costa Smeralda divenuta all'occorrenza residenza di Stato, stipandola di ragazze vistose e organizzando feste sfrenate a spron battuto perché attirassero il vecchio satiro così come le api dal miele. Cosa che si verificherà nella seconda parte della pellicola quando, dopo i reiterati e spesso patetici tentativi del magnate di riconquistare da un lato la moglie, sempre più distante e ostile, dall'altra il potere, escogitando la strategia dell'acquisto dei sei senatori mancanti per far saltare la maggioranza irrisoria su cui si regge il secondo Governo Prodi, Sorrentino si concentra sull'uomo Berlusconi, sul suo modo di vedere le cose, entrando nella sua psicologia senza pregiudizi e direi perfino con affetto nei confronti di un uomo che è tutto pubblico e terribilmente solo: è questo, che ancor più della paura di invecchiare, che lo rende umano, e che dovrebbe fare riflettere le torme di suoi "odiatori" a prescindere, gli stessi che (l'asinistra specie in versione scalfarian-repubblicana, supponente e terrazzata, pettegola,  ipocrita e arrivista molto più di Silvio nostro) non sono ancora stati capaci di spiegare perché non lo abbiano contrastato prima ancora che "scendesse in campo", oltre a essergli complici fino a finire a governare con lui, così come Veronica Lario alla domanda del marito perché sia rimasta con lui per oltre 25 anni se pensava di lui quel che gli aveva rinfacciato. Chicche memorabili sono disseminate in tutto il film, dalle cantate di Berlusconi (inarrivabile un attore napoletano che dà voce a un milanese che canta in napoletano con tracce di accento brianzolo) e alle sue battute ai colloqui con Ennio Doris (interpretato anch'esso da Servillo: a dir poco un virtuosismo), Confalonieri, Mike Bongiorno, Sandro Bondi (quello che scriveva le poesie)   che tenta di fargli le scarpe dopo che ha perso le elezioni del 2006; grandiosa la telefonata che, spacciandosi per un immobiliarista, Berlusconi fa a una sconosciuta per testare se le proprie capacità di venditore (e di spacciatore di sogni) sono ancora intatte; poi ci sono le situazioni degli altri Loro, quelli che finiscono per bruciarsi per essersi troppo avvicinati a Lui senza riuscire minimamente a capirlo, e provando pure a fotterlo. Che non sia un film "politico" e antiberlusconiano non lo hanno capito solo i pretoriani a oltranza dell'uomo di Arcore: è un film biografico, non solo e non tanto sul personaggio ma sull'intero Paese, di cui Berlusconi è stato ed è tuttora comunque frutto e interprete come pochi altri. Da un punto di vista tecnico, come sempre, ineccepibile: dalla fotografia di Luca Bigazzi, magistrale, alla cura delle sceneggiatura come di ogni particolare dell'ambiente, alla colonna sonora, alla scelta degli interpreti, con note di merito per Ricci, Aspen, Scamarcio, Bentivoglio, Bonaiuto e l'ineffabile Cantarelli.

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