mercoledì 31 gennaio 2018

L'acrobata


"L'acrobata" di Laura Forte. Regia di Elio De Capitani; con Cristina Crippa, Alessandro Bruni Ocaña ed Elio De Capitani in video. Regia video di Paolo Turro; suono Giuseppe Marzoli; luci Nando Frigerio; assistente alla regia Alessandro Frigerio; assistente scene e costumi Roberta Monopoli. Produzione Teatro dell'Elfo con il patrocinio istituzionale dell'Ambasciata della Repubblica del Cile in Italia - Ministero delle Relazioni Estere. Al Teatro Elfo/Puccini di Milano fino al 4 febbraio.
Due attori in scena, Cristina Crippa nella parte della madre e Alessandro Bruni Ocaña in quella sia di Pepo, il figlio, sia di Toto, il nipote; e uno in video: Elio De Capitani, nelle vesti del Patriarca Juliusz, il capostipite, ebreo russo amico di Lenin, esule in Italia dopo la Rivoluzione di Febbraio del 1905. Unico il destino di questa famiglia borghese, laica, comunista, abituata a "viaggiare leggera", come sosteneva Juliusz, detto l'acrobata: a sparire di qua per riapparire di là, sfuggendo alle persecuzioni e alle dittature che sono state il filo conduttore dei tanti Levi nel volgere del XX Secolo. Ché questa è anche la storia del Novecento, raccontata da Beatriz, nipote del patriarca, nata in Italia che, dopo la promulgazione delle leggi razziali nel novembre del 1938, si imbarca con la famiglia per il Cile, il Paese dei terremoti, dove diventò una geologa di fama mondiale, si sposò ed ebbe un figlio, Pepo, la cui tragica fine è al centro di questa vicenda. Nato nel 1958 a Santiago e cresciuto negli USA, dove si era trasferita la madre per lavorare all'Università di Berkeley, la seguì a Stoccolma dopo essere miracolosamente sfuggiti alle persecuzioni seguite al golpe dell'11 settembre del 1973 per iniziare un percorso resistenziale che lo portò ad avere un'istruzione militare, prima nell'ex DDR, poi in Bulgaria e Bulgaro fu il suo soprannome a Cuba, dove si trasferì, si sposò e a sua volta ebbe un figlio, Tato. E' a quest'ultimo che si rivolge la donna via posta elettronica nei giorni dell'anniversario della morte di Pepo, il 16 giugno 1987, per raccontargli chi fosse il padre che non aveva conosciuto: il comandante Bernardo alias Ernesto, massacrato insieme ai suoi compagni nella Matanza de Corpus Christi dagli sgherri di Pinochet per vendetta dopo il fallito attentato a quest'ultimo dell'anno prima. Un evento che la donna aveva cercato di rimuovere, sentendosi quasi in colpa per avergli trasmesso il gene della coerenza e dell'acrobazia, di quell'essere ubiqui che però ha segnato il suo destino, perdendolo. Era questo il tassello che mancava a Tato payaso, che ha preferito fare il clown senza riuscire a divenire a sua volta acrobata, per ricostruire il filo che lo lega al padre. Una storia intensa, commovente, soprattutto vera, scritta dalla drammaturga Laura Forti, cugina di Papo e nipote di Beatriz, in un viaggio a ritroso che deve essere stato difficile quanto doloroso. Grazie. 

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