sabato 2 dicembre 2017

Easy to remember


"Easy to remember" di Ricci/Forte. Drammaturgia di Ricci/Forte; regia di Stefano Ricci; movimenti di Piersten Leirom. Con Anna Gualdo e Liliana Laera. Produzione Ricci/Forte. Al Teatro San Giorgio di Udine per Teatro Contatto 36.  
Prima nazionale a Udine, all'apice di una intensa e fruttuosa collaborazione triennale con il CSS-Teatro stabile di innovazione del Friuli Venezia Giulia, del nuovo lavoro della premiata ditta di drammaturghi e registi nostrani, che prende spunto dalla figura della poetessa russa Marina Cvetaeva, spirito libero e insofferente, che pagò con una vita di incredibili stenti e di dolore, culminata col suicidio nel 1941, la sua scelta di indipendenza e di totale dedizione all'arte. Non un convenzionale racconto biografico, ma uno spunto per comporre una trama di memoria attraverso frammenti di ricordi di una vita di solitudine e di emarginazione: due donne in una camera, riferimento al centro di rieducazione staliniano di cui la Cvetaeva fu ospite a partire dal 1939, immersa in una luce abbagliante e velata da una sorta di zanzariera che separa la scena dal pubblico rendendola a tratti opalescente; la poetessa (Anna Gualdo) seduta in una carrozzella a ripercorrere pezzi di passato; un'algida infermiera ad assisterla inizialmente muta, poi parlante e a dar voce (meccanizzata) a un pupazzo che rappresenta una figura maschile (Efron, l'ex marito, un ex militare "bianco" coinvolto nell'omicidio di Trockij in Messico? L'Autorità?) ad estrarre da una bara degli oggetti di plastica gialli, forse dei girasoli, a conferire un tocco naturale e di colore in una realtà anestetizzata e agghiacciante, radiografie umane proiettate sullo schermo. Memoria smembrata, personalità schizoide e realtà alienata: un tema ricorrente nelle produzioni Ricci/Forte, riproposto ancora una volta in maniera spiazzante e originale in uno spettacolo che tanto più è coinvolgente, quanto più ci si abbandona alle suggestioni dei suoni e al flusso di parole senza cercarne un senso immediato, che viene invece a galla nel suo insieme alla fine della rappresentazione. 

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