mercoledì 29 novembre 2017

L'importanza di chiamarsi Ernesto


"L'importanza di chiamarsi Ernesto" di Oscar Wilde. Regia, scene e costumi di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia; luci di  Nando Frigerio, suono di Giuseppe Marzoli. Con Ida Marinelli, Elena Russo Arman, Giuseppe Lanino, Riccardo Buffonini, Luca Torraca, Cinzia Spanò, Camilla Violante Scheller, Nicola Stravalaci. Produzione Teatro dell'Elfo. Al Teatro Elfo/Puccini di Milano fino al 10 dicembre.
Domenica 3 dicembre Wild(e) Day, maratona teatrale dalle 15.30 a mezzanotte dedicata a Oscar Wilde.
Scoppiettante, intelligente, profonda nella sua satira feroce quanto lieve nella forma della falsa morale vittoriana, la versione pop di una delle più belle e tra le più rappresentate commedie al mondo proposta da Bruni e Frongia è in realtà estremamente rigorosa nella sua aderenza al testo di Oscar Wilde, che è un gioco di parole fin dal titolo (i registi ipotizzano una traduzione dell'inglese Earnest con Franco, nome e aggettivo che coincidono, che taglierebbe la testa al toro), introducendo nel gioco delle parti anche il tema del doppio, con chiaro riferimento alla vita binaria condotta da tanti presunti integerrimi gentiluomini (e gentildonne) di quell'epoca, come del resto in quella odierna: vizi privati e pubbliche virtù, un eterno ritorno. Rappresentata per la prima volta a Londra il 14 febbraio del 1895 (San Valentino) la commedia in tre atti vede protagonisti due dandy e amici: un nobile spiantato, Algernon (il frizzante Riccardo Buffonini), e un trovatello che ha acquisito la nobiltà dopo un'adozione, Jack (Giuseppe Lanino), e le rispettive innamorate, la giovanissima Cecily (Camilla Violante Scheller), sotto tutela del secondo e la più matura Gwendolen (una perfetta Elena Russo Arman), la cugina del primo. Entrambi i bellimbusti hanno un alter-ego: Ernest per Jack e Bunbury per Algy, che tornano utili nelle scorribande del primo a Londra e del secondo in campagna (dove vivono Jack e la figlioccia Cecily), identità di comodo che sono costretti a dismettere, facendoli morire, dopo un irresistibile e surreale susseguirsi di equivoci, per svelarsi alle rispettive innamorate per quello che non sono, Ernest, per l'appunto, cominciando a essere finalmente Earnest, ossia onesti, sinceri, franchi. A completare il quadro, tre figure che non sono di semplice contorno: Lady Bracknell (una strepitosa Ida Marinelli), madre di Gwendolen e zia di Algy; Miss Prism (Cinzia Spanò), la matura istitutrice di Cecily, che in gioventù era stata bambinaia presso Lady Bracknell e si era "persa" il bambino affidatole a Victoria Station, guarda caso il trovatello Jack che dunque si scopre di nobili origini nonché fratello di Algy, e il reverendo Chasuble (l'ineffabile Luca Torraca) che sbava per lei; in tutto questo non poteva mancare il maggiordomo, che però risulta incolpevole, interpretato da Nicola Stravalaci. Adattamento pop, con musiche anni Sessanta, in particolare Rolling Stones in versione Swinging London (come gli abiti di scena e i mobili di design d'epoca), un meccanismo perfetto in cui si vede che gli interpreti sono i primi a divertirsi a fare quel che fanno. 

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