giovedì 9 novembre 2017

Atti osceni - I tre processi di Oscar Wilde


"Atti osceni - I tre processi di Oscar Wilde" di Moises Kaufman. Traduzione di Luci De Capitani; regia, scene e costumi di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia; Luci di Nando Frigrerio; suono di Giuseppe Marzoli. Con Giovanni Franzoni, Riccardo Buffonini, Ciro Masella, Nicola Stravalaci. Giuseppe Lanino, Giusto Cucchiarini, Filippo Quezel, Edoardo Chiabolotti, Ludovico D'Agostino. Produzione Teatro dell'Elfo. Fino al 12 novembre al Teatro Eflo/Puccini di Milano.
Non stupisce che Oscar Wilde, la cui attualità è perfino superfluo sottolineare, sia uno degli autori di riferimento di un gruppo teatrale particolarmente attento agli autori anglosassoni come quello dell'Elfo: ricordo l'emozionante e intensa Salomè messa in scena due anni fa, come anche la lettura Il fantasma di Canterville che Ferdinando Bruni riproporrà nelle prossime settimane (21 novembre - 3 dicembre) e, a partire dalla fine della prossima settimana (17 novembre - 10 dicembre), L'importanza di chiamarsi Ernesto, sempre per la regia di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia. Qui, quasi a introdurre il personaggio, la cui conoscenza è spesso superficiale e limitata al suo dandysmo nonché alla capacità di inventare aforismi fulminanti, si è deciso di proporre al pubblico italiano un testo del drammaturgo venezuelano-americano Moises Kaufman, che lo mette al centro in prima persona, magnificamente interpretato da Giovanni Franzoni, di cui peraltro è impossibile non notare la somiglianza fisica con uno dei più noti ritratti di Wilde che campeggia nell'ultima scena, quando tutti gli attori gli si rivolgono, spalle al pubblico, per un silenzioso omaggio. L'occasione sono i tre processi per atti osceni subiti da Oscar WIlde nel 1895 e che portarono alla dura condanna di due anni ai lavori forzati a causa della sua omosessualità, inevitabile per un uomo che ha denunciato nella vita come nelle opere l'ipocrisia e la doppia morale vittoriana; processi che vengono ricostruiti attraverso la narrazione degli interpreti, che a loro volta diventano anche personaggi, secondo il loro personale punto di vista: dell'accusa come della difesa oltre che testimoni a favore e contro, a cominciare dall'esilarante esibizione del gruppo di "ragazzi di vita" di varia estrazione sociale e compagni di bagordi pronti a tradirlo e dall'ambigua figura dell'amico-amante Lord Alfred Douglas, responsabile più o meno consapevole della condanna e della rovina dello scrittore. Processi e conseguente condanna esemplare di un autore "fuori dal coro" che ha sempre rivendicato l'assoluta libertà di ispirazione e creazione e che considerava la sua stessa vita come una forma d'arte; mentre nel testo di Kaufman vengono sottolineate e messe in bocca a Wilde stesso non solo le sue concezioni estetiche, ma anche quelle filosofiche e politiche, tutt'altro che banali, attraverso brani tratti da opere meno note come Il Rinascimento Inglese dell'Arte e L'Anima dell'Uomo sotto il Socialismo. Soprattutto, neanche un accenno di pappa buonista e politically correct sulla questione dell'omosessualità, anzi: fieramente rivendicata in nome di un'etica e di un'estetica a cui si è fedeli, e per la quale non viene chiesto alcun riconoscimento o permesso da parte di un'autorità che si disprezza. Spettacolo palpitante, vivo, coinvolgente, ineccepiblle da qualsiasi punto di vista, da non perdere.

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