mercoledì 30 dicembre 2015

Irrational Man

"Irrational Man" di Woody Allen. Con Joaquin Phoenix, Emma Stone, Parker Posey, Jamie Blackley, Meredith Hagner, Ethan Phillips, Ben Rosenfeld, Julie Ann Dowson e altri. USA 2015 ★★★★½
Non ho mai lesinato critiche a Woody Allen quando confezionava film (specie alcuni di quelli "europei" che parevano commissionati dagli uffici turistici delle rispettive location)  che non mi convincevano, proprio per la grande stima che ho sempre nutrito per la sua intelligenza e il suo modo di pensare, ma qui siamo, a mio parere, al cospetto di un gioiello che, in quanto a meccanismo narrativo, dialoghi, ritmo, recitazione, colonna sonora (magica), rasenta la perfezione: questo è fare spettacolo affrontando temi seri, minando alla base il conformismo del politicamente corretto e del luogo comune ma con leggerezza, ironia beffarda e quella punta di cinismo che è il sale dell'intelligenza. Abe Lucas (Joaquin Phoenix perfetto, alla sua migliore interpretazione) è un apprezzato, anticonformista e fascinoso professore di filosofia con tendenze autodistruttive e derive alcoliche che accetta un incarico estivo al Braylin College nel Rhode Island (in realtà si tratta del Salve Regina di Newport) e non manca di sedurre studenti e colleghi proprio grazie alla sua personalità sofferta, tenebrosa e introversa, in particolare Rita Richards, una professoressa di chimica tipo pantera che sarebbe ben lieta di sfuggire tramite lui a un matrimonio piatto e infelice, magari in direzione Europa, e Jill Pollard, la studentessa più brillante del suo corso, oltre che promettente pianista, attratta da lui benché felicemente fidanzata, che diventa la sua migliore amica e perfino, nonostante le resistenze di lui, qualcosa di più. Nonostante ciò le tendenze nichiliste e il suo disinteresse alla vita (e persino al sesso) sembrano avere il sopravvento fino a quando, per puro caso, mentre sono a pranzo in un diner, ascolta di nascosto insieme a Jill la conversazione che avviene al tavolo vicino e che riguarda la triste vicenda di una donna a cui verranno sottratti i figli per colpa dei maneggi di un arrogante giudice di famiglia amico dell'ex marito, tale Spangler. Abe ha l'illuminazione: intravede la possibilità, attraverso l'azione, di mettere in pratica gli insegnamenti sulla morale filtrati dai suoi filosofi preferiti, da Kant a Kirkegaard, a Heidegger ad Hannah Arendt, e attraverso essa ridare un senso alla sua esistenza, cercato invano attraverso anni di impegno politico e umanitario, oltre che nell'insegnamento teorico. Per evitare che il post diventi uno spoiler, mi limito a dire che da lì in poi il film prende la piega di una dark comedy con un finale nettamente noir e a sorpresa che fa gridare al genio. Perché questo è, senza alcun dubbio, Woody Allen, ottantenne in splendida forma, che non è vero che ripeta invariabilmente sé stesso (in questa occasione ho contato perfino tre persone di colore tra le comparse!), semplicemente si pone da una vita, in forme e contesti diversi, le poche, fondamentali domande che qualsiasi mente dotata di coscienza e del lume dell'intelligenza si pone da quando esiste l'umanità. E lo fa con la dovuta ironia e disincanto, ben sapendo quanto della nostra esistenza sia affidato al caso, anche e soprattutto quando siamo noi stessi a innescarlo.

1 commento:

  1. A parte che di neri in questo film ne ho contati almeno 5, anche se non ve ne fosse stato nemmeno uno nulla avrebbe tolto al senso della narrazione e anzi: se una cosa apprezzo di W.A. è il suo essere genuinamente e da sempre politically incorrect". Il che, a mio avviso, è solo un'altro dei tanti segni della sua poderosa intelligenza.

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