giovedì 28 maggio 2015

Youth / La giovinezza

"Youth / La giovinezza" di Paolo Sorrentino. Con Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Wiesz, Paul Dano, Jane Fonda e altri. Italia, Francia, Svizzera, Gran Bretagna 2015 ★★★
Ho lasciato trascorrere alcuni giorni dalla visione dell'ultimo lavoro di Sorrentino per fare decantare le prime impressioni, che non si sono modificate nel frattempo: del tris di film italiani calato (senza esito in termini di premi: prevedibile, considerando la composizione della giuria) al Festival di Cannes, è quello che mi ha convinto di meno. Dopo un inizio fulminante, con la potente voce di Helen Rodgers, frontwoman della Retrosettes Sister Band di Manchester (e come sempre nei film del regista napoletano la colonna sonora ha un ruolo fondamentale assieme all'eccezionale qualità della fotografia di Luca Bigazzi) la pellicola si sviluppa, senza una vera e propria trama, ma dotata di una sceneggiatura quanto mai attenta e cesellata, attorno a una vecchia coppia di amici nonché consuoceri, Fred, un direttore d'orchestra inglese in pensione e Mick, un regista statunitense che sta lavorando al suo film "testamento", ottimamente interpretati rispettivamente da Michael Caine e Harvey Keitel, che stanno trascorrendo le vacanze in una lussuosa SPA sulle Alpi Svizzere (nel Cantone dei Grigioni; per la precisione) e si tengono compagnia discettando con ironica, disincantata intelligenza sul senso della vita e la diversa dimensione che assumono il tempo, nonché le illusioni e i sogni, a seconda dell'età; in realtà icone più che dialoghi, parole che diventano immagini, buttate lì più per passare il tempo che per fare i conti con sé stessi e i propri errori. Che vengono alla luce nel rapporto, che si intreccia al loro, con i rispettivi figli, che stanno separandosi: altra vicenda che non viene approfondita più di tanto, ma esemplificata, anche qui, con immagini, a contrasto, come la nuova fiamma del figlio di Mick, una cantante pop di rara volgarità come Paloma Faith (che ironicamente interpreta sé stessa). Altri personaggi di contorno, Miss Universo, anche lei in vacanza nella SPA, che a sua volta abbaglia i due vecchi che vedono incarnata in lei la dea della giovinezza, una giovane massaggiatrice/ballerina con apparecchio odontoiatrico, una prostituta impacciata, un sosia di Diego Armando Maradona grottescamente grasso che gira con una ragazza che gli fa da caddie, portandogli appresso, invece delle mazze da golf, una bombola d'ossigeno. Tutto ben fatto, insomma; citazioni cinematografiche ma anche letterarie sparse qui e là, però manca qualcosa: la sostanza. E senza questa, e l'adeguata profondità, il risultato è un film eccessivamente estetizzante, e lo dico con rammarico. Sabato avevo ascoltato un'intervista a Sorrentino a "Red Carpet" rubrica cinematografica su Radio Capital, in cui affermava di aver voluto trattare un argomento come la vecchiaia, e le riflessioni attorno a essa, con leggerezza: e questa c'è senz'altro, nei toni, ma non tanto da far "levitare" il film come il monaco buddista nella scena finale. Non credo che a Sorrentino faccia bene girare film fuori dall'Italia e con attori stranieri: anche se "This Must be the Place" mi era piaciuto molto, "Le conseguenze dell'amore"; "Il divo" e "La grande bellezza" erano tutti riusciti meglio e dotati di quella sostanza, o spessore, cui accennavo prima. E non a caso in tutti e tre protagonista era un attore, regista di formazione teatrale nonché drammaturgo come Toni Servillo, e a mio parere l'interlocuzione con un cast italiano avrebbe aiutato non poco a rendere meglio le intenzioni dell'autore. Forse Servillo sarebbe stato troppo giovane nel ruolo di uno dei due anziani, ma mi sarebbe piaciuto, senza nulla togliere a due mostri sacri come Caine e Keitel, vedere in azione per esempio Roberto Herlitzka assieme a Ferruccio Soleri, Umberto Orsini o Massimo De Francovich. Insomma, da vedere, però...

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