lunedì 18 maggio 2015

Tale of Tales - Il racconto dei racconti

"Tale of Tales - Il racconto dei racconti" di Matteo Garrone. Con Salma Hayek, John C. Reilly, Toby Jones, Bebe Cave, Christian e Jonas Lees, Vincent Cassel,Shirley Henderson, Guillaume Delauney, Hailey Carmichael, Stacy Martin, Alba Rohrwacher, Massimo Cecchini. Italia, GB, Francia 2015 ★★★★
Leggo pareri contrastanti sul film di Garrone, uscito giovedì scorso nelle sale italiane e contemporaneamente in concorso al Festiva dl Cannes, e questo è bene: nessuno che abbia messo in discussione la fattura del film, la bellezza delle immagini, la bravura degli interpreti; piuttosto la scelta da parte del regista romano di "internazionalizzarsi" e di farlo attraverso un genere, il Fantasy, raramente esplorato in Italia (l'aveva fatto, ma in chiave moderna, Gabriele Salvatores con "Il ragazzo invisibile"). Un fantasy particolare, però, basato su tre fra le 50 novelle medievali e rinascimentali scelte da Giambattista Basile per la prima raccolta europea di fiabe pubblicata a Napoli nella prima metà del Seicento: "Lu cuntu de li cunti", e quindi saldamente ancorato alla cultura italiana, così come lo era il "Decameron" di Pasolini del 1971, il primo film della "Trilogia della vita" che sarebbe stato completata da "Le mille e una notte" e "I racconti di Canterbury", che spaziavano fuori dai nostri confini. A me è il film è piaciuto molto, l'ho trovato non solo godibile e ben raccontato, pieno di colore, paesaggi suggestivi, ambientazioni accurate e realistiche, poetico ma al contempo ironico, ma in ogni caso "vivo" e piuttosto fedele alle tre fiabe che l'hanno ispirato e che sono a loro volta legate tra loro. Non vi ho visto alcun compiacimento granquignolesco nemmeno nelle scene "forti", e ho molto apprezzato che la regìa abbia saputo evitare di ricorrere a effetti speciali di tipo hollywoodiano, limitandosi (si fa per dire) a esaltare l'abilità di truccatori e costumisti di una bravura sbalorditiva. Chi si lamenta del fatto che Garrone, così abile a raccontare la realtà soprattutto meridionale e campana (ne "L'imbalsamatore", in "Gomorra" e nel più recente "Reality") con uno sguardo non convenzionale e al contempo dall'interno, sia andato a cercare ispirazione così lontano nel tempo, si dimentica del valore di parabole di valore universale che le favole hanno sempre rivestito, da che mondo e mondo, fin da quelle di Esopo, attuali ancora oggi, figurarsi quelle fiorite e raccontate in un secolo che assomiglia quanto mai a quello che stiamo vivendo, dove si possono leggere in trasparenza angosce, egoismi, pulsioni, paure, vizi del tutto umani e presenti, e perfino vedervi anticipati i caratteri in carne e ossa di alcuni personaggi che non occorre nemmeno citare e che dominano la vita pubblica dei nostri giorni. Oltre che a essere un prodotto cinematograficamente assai valido, trovo anche positivo che Garrone si sia rivolto a un pubblico eterogeneo sia per età, sia per formazione culturale: che il film aspiri a una dimensione internazionale è non solo lecito ma giusto. Con i migliori auguri per Cannes così come per un ottimo successo anche fuori dall'Italia.

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