domenica 29 marzo 2015

Le sorelle Macaluso

"Le sorelle Macaluso" di Emma Dante. Con Serena Barone, Elena Borgogna, Sandro Maria Compagna, Italia Carroccio, Davide Celona, Marcella Colaianni, Alessandra Fazzino, Daniela Macaluso, Leonarda Saffi, Stephanie Taillandier. Regia di Emma Dante; Luci di Cristian Zucaro; armature di Gaetano Lo Monaco Celano. Coproduzione Teatro Stabile di Napoli/Théâtre National di Bruxelles/Festival d'Avignon/Folkteatern di Göteborg. Al Teatro Palamostre di Udine per Teatro Contatto.
Accoglienza trionfale con pienone e dieci minuti di applausi scroscianti per le Sorelle Macaluso con cui Emma Dante ha vinto il Premio Ubu per il migliore spettacolo e la migliore regìa del 2014, un avvenimento imperdibile se amate un teatro intenso, completo, senza fronzoli, che si fa capire nonostante l'ostilità della lingua siciliana, dove una scena vuota, corredata soltanto da un crocefisso a simboleggiare un funerale e da cinque scudi con spade di compensato a evocare le tenzoni del teatro dei pupi, e utilizzati in due azioni che occupano soltanto un paio di minuti sui 70 dell'atto unico, viene riempita dalla fisicità, dal colore, dalla carnalità di una compagnia straordinaria composta da otto donne, e due uomini. Sono sei le sorelle che si riuniscono in occasione delle esequie della maggiore di esse, a cui è toccato accudire le minori dopo la morte prematura della madre e rinunciando al proprio sogno di fare la ballerina, e dopo la cerimonia si scatena il balletto dei ricordi, delle accuse reciproche, delle cose non dette, e i morti sono evocati così intensamente da essere riportati in vita a dire la loro, ripercorrendo le vicende famigliari e ricomponendo i dissidi tra i vivi, a cominciare dalla madre, da una sorella minore deceduta bambina a causa di un gioco di spiaggia, al Macaluso padre, il "merdaiolo", morto per strada sommerso dagli escrementi dopo aver sturato il cesso di un locale per pochi soldi, al giovane emulo di Maradona, figlio di una delle sorelle, promessa del calcio siciliano, scomparso anch'esso per un arresto cardiaco ed eccesso di passione. Vivi che muoiono e morti che vivono a occupare il palcoscenico ben oltre il suo spazio, dando l'impressione di trasbordare in sala entrando in contatto col pubblico con la loro vitalità, le loro voci e li loro movimenti, che avvengono sotto con una coreografia perfetta quanto intensa, sanguigna, colorata anche quando quando è in ombra oppure in bianco e nero, e tutto sembra tranne che "a orologeria". Un'ora e poco più di emozione pura, uno spettacolo con i controfiocchi, anzi: un fuoco d'artificio.

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