domenica 15 febbraio 2015

La strategia occulta


Se i conflitti che si scatenano sulle scenario internazionale non fossero altro che espressioni di una lotta per l'egemonia tra imperialismi all'interno dello stesso sistema economico e al contempo condizione stessa per la loro sopravvivenza, in quanto mettono la sordina sulle crescenti disparità e discriminazioni che generano al loro interno, e se non fossimo vittime di un gioco di specchi e di manipolazioni sistematiche, avrebbe ragione Giancarlo Marcotti, sul sito Finanza in chiaro, a chiedere una nuova "Norimberga" per Sarkozy, Cameron e Obama che furono i paladini dell'intervento NATO in Libia nel marzo di quattro anni fa (con l'Italia, nel consueto ruolo di servo e di voltagabbana, al seguito). Perfino Romano Prodi, già presidente del Consiglio italiano nonché della Commissione UE, ha parlato di crisi frutto di una guerra sciagurata voluta dalla Francia: se il risultato finale dell'abbattimento del regime di Gheddafi, concluso con l'eliminazione fisica del "despota", è stata la disgregazione del Paese fino all'installazione, sulla "Quarta Sponda", a poche centinaia di chilometri dalle coste italiane (e quindi comunitarie, e pertanto sotto il controllo NATO) dell'ISIS, ossia tutto tranne che una formazione tribale, i responsabili politici e militari di una simile "strategia", nonché i loro epigoni, come Hollande e Merkel,  andrebbero messi come minimo in condizione di non nuocere oltre, e non di giocare col fuoco trattando con Putin la soluzione della "crisi ucraina" di cui sono causa la loro parte per via delle ingerenze nelle faccende di Kiev. E se invece l'instaurazione del Califfato a Tripoli, con la conseguente instaurazione della legge islamica in quello che fu uno dei Paesi arabi più laici, insieme all'Irak di Saddam Hussein e alla Siria degli Assad, fosse esattamente ciò che gli strateghi di cui sopra volevano? Non sono una novità i dubbi su chi sia realmente alle spalle di Al Baghdadi, oltre a sauditi e ai qatarioti (fedeli alleati degli USA), che investono, tanto per cambiare, soprattutto la CIA, dubbi moltiplicati dalla velocità di propagazione di questo fenomeno apparso all'improvviso nel contesto siriano l'estate scorsa, come entità perfettamente organizzata ma di cui non si sapeva nulla, e dal suo perentorio successo, grazie anche al raffinato uso delle tecniche di comunicazione mutuate dall'odiato Occidente, e che ha testè compiuto un altro mirabile balzo spazio- temporale assestandosi, a Sirte, a 2500 chilometri dalle sue basi nell'arco di poche settimane. Com'è, come non è, l'Uomo Nero (il babau) appare puntualmente laddove la NATO o chi per essa è andato a esportare i "valori democratici" o quant'altro, ossia a difendere gli interessi vitali dell'Occidente "civilizzato": ora che si è attestato sulla coste libiche, sia mai che fermi i flussi migratori rendendo vane le discussioni su Mare Nostrum e Triton, e gli sia affidato il compito di Cerbero di un mondo non plus ultra, da tenere sotto controllo con la rigida applicazione della sharia, e al contempo di spauracchio nei confronti degli europei riluttanti, da ricompattare sotto l'ombrello dell'Alleanza Atlantica e dunque Occidentale. Chi può dirlo...

1 commento:

  1. Aspettiamo e conto di non sentire più parlare di Mare Nostrum nel giro di un paio di settimane...
    Concordo che l'effetto più immediato del babau sulla sponda sud avrà come risultato un arresto dei barconi in fuga verso la sponda nord del Mediterraneo.
    Come si suol dire, due piccioni con un unico uomo nero eil mare come nuova cortina di ferro...
    W la Democrazia 3.0!

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