domenica 18 gennaio 2015

Povero cocco

Non gioca più, se ne va. Offeso, ritiene inaccettabile il silenzio del partito, il PD, di cui è stato uno dei 45 fondatori, dopo il pastrocchio delle "primarie" liguri per nominare il candidato alla successione dell'attuale governatore Claudio Burlando, altro personaggio che, come il "cinese", ha percorso tutta la filiera che ha portato il "glorioso partito" che fu di gramscitogliattilongoeberlinguer a trasformarsi da PCI-PDS-DS nell'attuale socio di maggioranza di quel Patto del Nazareno che costituisce l'effettivo governo della repubblica. Se ne va, Cofferati, ma non del tutto: non lascia il seggio all'Europarlamento, a cui era stato eletto per il secondo mandato nelle elezioni del maggio scorso che,  con il 41% al PD (sul 57% dei votanti), avrebbero dato una pseudolegittimazione postuma come capo di governo a Renzi, che ne è il segretario. E' un tipo così, Cofferati. Che fa le cose a metà e non si prende mai tutte le responsabilità. Nel 2002, in seguito ai fasti della trionfale calata su Roma della Grande CGIL in difesa dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (definitivamente messo in soffitta dal PD), una buona parte degli allora DS contava su di lui, in vista della scadenza del suo incarico sindacale, per ridare vigore all'Ulivo, duramente punito alle politiche del 2001, ma il nostro eroe li deluse amaramente: invece di fare sentire la sua voce all'interno del partito e provare magari a scalarne la segreteria, si defilò salvo farsi cooptare e paracadutare a Bologna, per riconquistarne il Comune ripagando l'onta subita nel 1999 con l'elezione a sindaco del berlusconiano  Guazzaloca. Per la serie: "Ti piace vincere facile..." Lì fu vissuto come un corpo estraneo e si conquistò il soprannome di sceriffo, collezionando una serie di figure di merda memorabili, rafforzando al contempo la sua fama di persona arrogante, opportunista ma al contempo meschina: si guardò bene, per esempio, dal candidarsi contro
Formigoni nella Lombardia dov'è nato o contro Letizia Moratti nella sua città d'adozione, Milano. Si guardò altrettanto bene anche dal ricandidarsi a Bologna, il nostro Cuor di Leone, trasferitosi nel frattempo a Genova al seguito del suo nuovo amore, preferendo il confortevole scranno al Parlamento Europeo, assicuratogli dall'essere stato catapultato come capolista per il suo partito, il PD per l'appunto, nella circoscrizione NordOvest, 
dopodiché se ne sono perse le tracce, troppo occupato com'era con i pannolini da cambiare al nuovo erede, avuto a 61 anni, altro edificante caso di paternità senile. Adesso è caduto dal pero e si è fatto la bua. Poaréto, che pena che mi fa. 

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