sabato 27 dicembre 2014

Enjoy Gaza Cola!


Leggo con le lacrime agli occhi, causate da un irrefrenabile attacco di ridarella e non certo da commozione, la notizia dell'imminente apertura di una fabbrica della Coca Cola nella Striscia di Gaza: un investimento di 20 milioni di dollari per colmare l'imperdonabile gap con la concorrente Pepsi Cola, che fin dal 1962 possiede un impianto attivo nell'enclave palestinese, e che a pieno regime darà lavoro a un migliaio di persone. Cara Grazia, che generosità! La multinazionale di Atlanta, in linea col periodo dell'anno e nell'edificante spirito natalizio che la contraddistingue, comunica altresì che, oltre a "contribuire all'occupazione e all'economia locali - e, va da sé, al riequilibrio nella spartizione di un mercato particolarmente assetato da parte dei due oligopoli a stelle e strisce delle bevande gassate - la nuova fabbrica avvierà anche programmi sociali nella Striscia". Nella dovizia di cifre e dettagli che corredano il pezzo pubblicato lunedì scorso sull'edizione on line del Fatto Quotidiano, non viene chiarito da dove verrà attinta l'acqua necessaria a diluire lo sciroppo concentrato che viene fornito dalla casa madre: mi piace immaginare che, per completare il ciclo virtuoso e perfettamente integrato di questa mirabile operazione di moderna imprenditorialità globalizzata, a fornirla, opportunamente remunerate, saranno le stesse autorità israeliane che da decenni la sottraggono alla rete idrica dei "Territori" a vantaggio delle proprie colonie abusive. L'avranno indietro edulcorata, colorata e con tanto di valore aggiunto. Enjoy it!

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