venerdì 5 settembre 2014

Belluscone - Una storia siciliana

"Belluscone - Una storia siciliana" di Franco Maresco. Con Tatti Sanguineti, Ciccio Mirra e altri. Italia 2014 ★★★★★
Direttamente dalla 71ª Mostra del Cinema di Venezia una pellicola che naturalmente non è in concorso e che sfugge a ogni categoria salvo una, a mio parere: si tratta di un capolavoro, un film di culto, fin da subito. Perché un film lo è, tecnicamente parlando, ma anche molto di più: certamente NON è l'ennesima inchiesta, satira, documentario su Berlusconi e la berlusconite che ha colpito inesorabilmente e inevitabilmente un Paese che si direbbe geneticamente predisposto a esserne vittima oltre che meritarselo; semmai è un'analisi etnologica che si sviluppa in un trattato antropologico che andrebbe adottato nelle migliori università che coltivano la materia. Dal particolare, insomma, la Sicilia e più precisamente il mondo dei quartieri periferici di Palermo come Brancaccio in cui la mafia è l'acqua in cui nuotano tutti, e nello specifico quello che ruota attorno alle feste rionali in cui le star sono i cantanti neomelodici napoletano-siculi, all'universale (almeno per quanto riguarda l'Italia). Partendo con l'intento di indagare e spiegare i motivi dell'innamoramento da parte dei siciliani, specie quelli "marginali", di Berlusconi, Maresco segue le tracce e le vicende di Ciccio Mira, il repellente manager dei neomelodici, autentici tamarri che fanno di tutto per accreditare le tesi dell'ingiustamente negletto professor Lombroso, e organizzatore delle feste di cui sopra, in cui i saluti e le dediche ai temporanei "ospiti dello Stato", ossia i galeotti del 41/bis, sono il piatto forte del programma (altro che "inchini"), perfetto esempio dell'italiano che tira a campare, imbevuto di "cultura"mafiosa, da lì in poi si perde in mille rivoli, tra avvocati, giornalisti, cantanti, musicisti, perfino dell'Utri, che riesce a intervistare ma proprio sul più bello il microfono ha problemi e la registrazione va all'aria. In preda allo scoraggiamento e alla depressione, Maresco si eclissa, e tocca al critico e storico cinematografico Tatti Sanguineti, sceso da Milano a Palermo, mettersi sulle tracce dell'amico ed è questo il film: il materiale raccolto da Sanguineti, tessere di un puzzle che nemmeno lui riesce a mettere insieme, montando tuttavia un'opera incompiuta in onore dell'amico scomparso (si spera temporaneamente): "dopo 20 anni in cui attraverso il cinema sei riuscito a esprimere concetti geniali e far capire come vedi il mondo, non sei riuscito a dare il colpo di grazia" è grosso modo il messaggio di Sanguineti all'amico Franco prima di salire sull'aereo che lo riporta al Nord. E invece proprio nella sua incompiutezza questo film geniale, divertente e tragico nello stesso tempo, caustico, dolente è definitivo chiudendo ogni ulteriore masturbazione mentale sulle cause del berlusconismo (e ora renzismo, che ne è la versione aggiornata 2.0) e sui motivi perché l'Italia è quello che è e tocca prendere atto che è irriformabile. Più che individualista e anarchico, un Paese profondamente cialtrone, violento e codardo, in cui non stupisce che uno Stato che si presenta con una maschera autoritaria che copre il nulla sia disprezzato a meno che non si manifesti con la faccia dell'Antistato, il "Belluscone" di turno, appunto, di cui è piena la nostra storia fin dai tempi di Roma. Un abbraccio solidale a Franco Maresco. E un grazie infinito.

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