venerdì 4 luglio 2014

Telemacaco

"Cosa vedremmo se l'Europa si facesse un selfie? L'immagine della rassegnazione"; "il Vecchio Continente non deve essere solo un puntino su Google Maps"; "la nostra generazione è come quella di Telemaco, il figlio di Ulisse e Penelope narrato da Omero nell'Odissea. Dobbiamo fare come lui. Dobbiamo essere eredi, prendere la tradizione da cui veniamo e darla ai nostri figli"; "se pensiamo al passaggio del testimone tra Grecia e Italia non pensiamo a cose straordinarie e affascinanti e ricche di suggestione, come il rapporto tra Anchise ed Enea, Pericle e Cicerone, l'agora ed il foro, il tempio e la chiesa, il Partenone e il Colosseo"; "Ulisse affascina e emoziona, ha animato la letteratura antica, da Dante a Joyce..." e via di citazioni che sembrano tratte dalle spigolature della Settimana Enigmistica: questi alcuni passaggi del discorso introduttivo del trimestre italiano dell'UE tenuto due giorni fa a Strasburgo davanti al neoeleletto Parlamento europeo dal nostro ciarliero e fantasioso presidente del Consiglio farcito, come se non bastasse, da locuzioni come climate exchange e smart Europe. Del resto qualche giorno prima, sul sito della presidenza italiana del Consiglio Ue, a firma Matteo Renzie era comparso quest'altro passaggio, rimbalzato urbi et orbi dai mezzi di comunicazione governativi, ossia quasi tutti: "il tema dellEuropa è dire ai nostri figli che siamo la generazione Erasmus, che è possibile che l'Europa oggi sia il luogo in cui è possibile la speranza". Così si esprime il nostro capo del governo, confermando, se necessario, e senza dover scomodare il professor Umberto Eco, di essere il prodotto perfettamente coerente di quasi quarant'anni di televisione commerciale e che il suo orizzonte culturale, ideale e umano è fatto di quel materiale con cui essa, e Fininvest in particolare, ha disintegrato il cervello degli italiani videodipendenti annichilendone le già scarse capacità di pensare per proprio conto. "Chi parla male, pensa male e vive male. Bisogna trovare le parole giuste: le parole sono importanti" faceva dire Nanni Moretti al suo alter ego Michele Apicella in "Palombella Rossa" (1989). Temo che finiremo per rimpiangere Berlusconi perfino per la proprietà del suo linguaggio, oltre che per la sobrietà delle sue apparizioni televisive. Mala tempora currunt, sed piora parantur...

1 commento:

  1. Mah...
    'sti odierni Telemaci mi pare siano più propensi a lasciar che i Proci facciano come a casa loro mettendogli sul piatto pure Penelope, cioè la madre...
    E chi vuol intendere, non si sforzi troppo...

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