domenica 20 luglio 2014

La ricostruzione

"La ricostruzione" (La Reconstrucción) di Juan Taratuto. Con Diego Peretti, Claudia Fontán, Alfredo Casero, Eugenia Aguilar, Maria Casali. Argentina 2013 ★★★★
Miracolo: è il secondo film argentino che esce nelle nostre sale negli ultimi mesi, e anche questo, come già The German Doctor, di ottimo livello; anche questo ambientato in Patagonia, però nella sua estremità meridionale; e anche questo ha tra gli interpreti (anzi: ne è il protagonista) l'ottimo Diego Peretti. Oltre, naturalmente, alla potenza dei paesaggi: fatti apposta per evocare stati d'animo tormentati ed estremi. Come già detto in occasione del commento all'altro film, è una caratteristica del cinema argentino (ma anche del suo teatro) quella di affidarsi molto alla capacità espressiva degli interpreti (e spesso alla loro improvvisazione) piuttosto che a una sceneggiatura elaborata e a dialoghi ridondanti, al contrario di quello francese e, in parte, italiano: la differenza tra un pezzo blues e un pezzo pop, tra Rolling Stones e Beatles, ed è superfluo dire dove sono orientate le mie preferenze. Qui siamo nella Terra del Fuoco, dalle parti di Rio Gallegos, dove Eduardo, un cinquantenne tecnico petrolifero, si è isolato dai rapporti umani, dedicandosi unicamente al lavoro, e trascurando sé stesso: non curandosi, non lavandosi, mangiando con le mani, vivendo nell'unica stanza, alquanto degradata, di una casa altrimenti  non utilizzata. Questo finché un vecchio amico ed ex collega, Mario, lo prega di raggiungerlo a Ushuaia, dove vive con la moglie e due figlie che adora, per sostituirlo per qualche giorno nel negozio di souvenir di cui è proprietario mentre lui si deve recare in ospedale per degli esami cardiaci. Eduardo accetta, ma i controlli si rivelano in realtà un intervento piuttosto serio, che Mario aveva tenuto nascosto alla famiglia per non spaventarla: così serio da rimetterci la vita. Eduardo saprà prendersi cura della moglie di Mario e delle due figlie adolescenti, coi fatti più con le parole; rivelando non solo un'attenzione e una sensibilità che non gli erano conosciute, ma le ragioni del suo "auto-esilio" dai rapporto umani e da sé stesso, punendosi per  il fatto di non essere riuscito ad accettare la morte della amata moglie, che per tre anni aveva inutilmente lottato contro un cancro, al punto di non partecipare nemmeno al suo funerale. Lei stessa, col figlio, era andata a morire a Buenos Aires, con la scusa di tentare un'altra cura, sapendo che lui non avrebbe resistito, e questo Eduardo lo ha poi vissuto come una vergogna. Recuperata la sua dimensione umana, e il rispetto di sé stesso, potrà iniziare la ricostruzione che dà il titolo al film. Il cui happy end, ma sarebbe neglio dire la logica conseguenzasi limita a questo, un rientro nel consorzio umano, e non a un'improbabile sostituzione di Mario come capo famiglia. Siamo dalle parti di Buenos Aires, città di tango, non a Holly né Bolly-Wood, per fortuna!

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