lunedì 2 giugno 2014

Doviđenja Beograd!

Zemun, Novo Beograd e Stari Grad viste dal colle di Gradoš
BELGRADO - L'ultima giornata del mio soggiorno belgradese l'ho trascorsa a Zemun, il più popoloso (160 mila abitanti circa) dei 17 municipi in cui è suddivisa la capitale serba. Sorge sulla sponda occidentale della foce della Sava nel suo punto di confluenza con il Danubio, di fronte a Stari Grad, la città vecchia, cui è collegata dal ponte di Branko, e a cui fu unita amministrativamente una prima volta nel 1934 e poi definitivamente nel 1945. Per lungo tempo, dalla vittoria degli austriaci sui turchi nella battaglia di Petrovaradin nel 1716 e dalla successiva Pace di Belgrado del 1739 che fissò i confini dell'Impero Austroungarico con quello Ottomano, fu l'avamposto militare nonché commerciale absburgico, e di questa impronta sono testimonianza i suoi edifici d'epoca, le sue chiese e monumenti e tutta l'atmosfera di questa che di fatto è un aggolmerato urbano autonomo che, come Stari Grad, cui fu da sempre collegata da fitta una rete di scambi e destini comuni, a volte alterni, ha una storia vecchi di quasi tremila anni, che risale al neolitico e che vide la fondazione dei due insediamenti da parte di tribù celtiche e galliche. Zemun, col nome di Taurunum, divenuta caposaldo difensivo della frontiera settentrionale dell'Impero Romano dopo che Augusto fondò la provincia della Pannonia, fu espugnata dagli unni cui seguirono altre tribù barbariche per passare al dominio ungherese ed essere al centro di dispute con l'Impero Bizantino prima ed Ottomano poi; nel secolo scorso non fu oggetto, nella Seconda Guerra Mondiale, di bombardamenti così intensi come quelli del 1941 e 1944 che distrussero definitivamente quanto era rimasto in piedi dalle distruzioni causate alla città vecchia durante la Grande Guerra, così che una sua visita rende l'idea di quale potesse essere l'aspetto della Belgrado propriamente detta tra la metà e la fine dell'Ottocento. La giornata, grigia, nuvolosa e umida, non era l'ideale ma è valsa la pena percorrerne le stradine in ciottoli su cui si affacciano le caratteristiche casette a un piano e salire in cima alla collina di Gardoš, dominata dalla Torre del Millennio eretta dagli ungheresi nel 1896 per commemorare la durata della loro presenza in Pannonia, da cui si gode una vista mozzafiato sulla confluenza dei due fiumi, Zemun, i quartieri di Novo Beograd e infine la città vecchia, dall'altro lato della Sava. 


Un tipico splavoi sul Danubio
Per concludere degnamente la serata e il viaggio, non poteva mancare una visita a un paio di splavovi, le caratteristiche chiatte o barche ancorate sulla riva del Danubio e della Sava adibite a ristoranti, ritrovi, club e discoteche, ma anche semplicissime kafane. In una di esse, tra le più isolate, e utilizzate dai pescatori locali, ho concluso la serata gustando una delle migliori zuppe di pesce (per di più d'acqua dolce: chi l'avrebbe detto?) che mi sia mai capitato di assaggiare. Per l'occasione non ho potuto che levare in alto i boccali, rigorosamente di Jelen, la migliore birra serba, e poi i bicchierini di una strepitosa domace slivovica di produzione casalinga, con un gruppo eterogeneo di avventori locali, tutti rigorosamente tifosissimi della gloriosa Crvena Zvezda, Polisportiva la cui squadra di calcio è la più titolata della ex Jugoslavia nonché già campione d'Europa e del Mondo, in onore del grande Dejan Stankovic, già capitano dei biancorossi in gioventù prima di approdare in Italia, prima alla Lazio (con cui vinse lo storico scudetto nel 2000 oltre a coppe varie) e poi per nove anni e mezzo all'Inter, con cui ne vinse altri cinque e fu tra gli indimenticabili protagonisti del "Triplete" nella stagione 2009/2010, a cui Zemun diede i natali. Ancora una volta, zdravljie e grazie, Deki!
Dejan Stanković, nato a Zemun (Belgrado) l'11 settembre del 1978

Nessun commento:

Posta un commento