mercoledì 23 aprile 2014

Radici


Qualche tempo fa un mio amico argentino, di origine italiana come una buona metà degli abitanti di quel Paese obiettava, alla mia osservazione sulla comune origine di fondo delle rispettive situazioni sociopolitiche, tra il tragico e il grottesco, che di italiano tra gli argentini è rimasto soltanto il cognome, e anche di ciò spesso i titolari non hanno coscienza: in sostanza, che ogni Paese è artefice delle proprie disgrazie, e di quelle di laggiù l'homo argentinus, come è venuto a determinarsi dalla sostanziale fusione tra italiani, spagnoli e criollos, pure essi di origine iberica, con altri innesti qua e là meno importanti. Ripensandoci, aveva in gran parte ragione: è un fenomeno, quello della perdita delle radici, comune a Paesi di nuova formazione, come USA, Canada, Australia, Brasile, Australia, laddove non sia sopravvissuta, come in Messico, nell'America Centrale o nei Paesi andini di quella meridionale, una civiltà preesistente e in molti campi più sviluppata di quella portata dai conquistadores europei e di seguito dalle ondate immigratorie provenienti dal Vecchio Continente. Da tenere presente anche un altro fattore che ha fatto loro dimenticare presto le proprie radici: lo scarso livello culturale dell'immigrato medio, che non era certo disposto alla riconoscenza alla patria d'origine che lo aveva il più delle volte costretto ad andarsene a cercare fortuna altrove, il tutto combinato con la necessità della nuova patria di integrarli in fretta e di creare uno spirito e una cultura "autonome", che nascevano dal nulla e In sostanza posticci, portando quasi sempre a uno spirito nazionalista esasperato (secondo il detto che la patria non è quella in cui si nasce ma quella che si sceglie: la stessa differenza che intercorre tra famigliari e amici). Quanto di più tipicamente "americano", e in questo Argentina, Brasile e Cile somigliano certo di più agli USA che non all'Europa. Io mi ritrovo in questi giorni a fare un percorso inverso, in viaggio dall'Austria alla Baviera meridionale e da lì in Boemia, nell'attuale Repubblica Ceca, con il pretesto di cercare la casa dove aveva vissuto per oltre trecento anni (documentati) la famiglia della mia bisnonna materna, quella che fu una vera figura di "matriarca", morta nel 1975 a 99 anni, tipici "tedeschi dei Sudeti", stabilitisi qui provenienti in buona parte dalla Sassonia all'inizio del '600. L'ho individuata subito, a Prachatitz/Prachatice, purtroppo restaurata e ammodernata in modo discutibile, ma tant'è. Quel che mi fa riflettere è come da queste parti, come nelle "krajine" dell'aria balcanica e tipicamente nell'ex Jugoslavia, etnie, religioni, origini e storie diverse si siano intrecciate instancabilmente e abbiano in sostanza convissuto per almeno un migliaio d'anni, spesso entrando in contrasto ma il più delle volte sovrapponendosi, fino  a fondersi. Un esempio plastico lo si vede nelle due foto che pubblico. Quella in alto della piazza centrale (del Mercato)  di Prachatice, quella sotto di quella spettacolare di Telč (già in Moravia), non a caso dichiarata Patrimonio dell'Umanità, con una sfilata di case rinascimentali fatte costruire da Zachariaš, il signore locale, sulle rovine di quelle gotiche bruciate in un devastante incendio nel 1530; questa e quella opera in gran parte di architetti e artigiani italiani. Si parla di 500 anni fa, e gli interscambi avvenivano anche all'inverso: basti pensare ai cristalli di Boemia, o al fatto che Kopernico era polacco, per rimanere in zona. E c'erano confini da attraversare, gabelle da pagare, pericoli, guerre. Oggi abbiamo l'UE , Schengen, ma l'Europa non c'è, perché sta scomparendo la sua anima, che è poi la sua cultura, variegata, conflittuale e per questo fruttuosa, ricca, rigogliosa e stimolante, sostituita dall'appiattimento a quella di importazione americana, in definitiva una non cultura, o monocoltura del consumo e misurata soltanto sul denaro, come ben sappiamo, salvo lamentarci delle conseguenze dei nostri stessi atti. Od omissioni. In pratica, abbiamo inventato una cervellotica e invadente struttura burocratico-finanziaria-politica per diventare uguali agli americani, in senso lato (comprendendo anche argentini, brasiliani, cileni e canadesi di cui sopra) e yankee in particolare come se non ci bastasse esserne servi. Qui, poco oltre l'ex Cortina di Ferro qualche traccia di vecchia Europa è rimasta viva anche nel modo di essere della gente, e per questo sono venuto qui sapendo di trovane e di sentirmi "a casa"; il vero cuore, come sostiene Paolo Rumiz nello splendido "Trans Europa Express", batte ancora più a Est.



1 commento:

  1. Oggi abbiamo l'UE , Schengen, ma l'Europa non c'è, perché sta scomparendo la sua anima, che è poi la sua cultura, variegata, conflittuale e per questo fruttuosa, ricca, rigogliosa e stimolante, sostituita dall'appiattimento a quella di importazione americana, in definitiva una non cultura, o monocoltura del consumo e misurata soltanto sul denaro, come ben sappiamo, salvo lamentarci delle conseguenze dei nostri stessi atti.

    Forse sta scomparendo dalla scena ma sospetto di sia solo occultata dietro le quinte, pronta al balzo.
    O forse sogno che sia così. Perché poi mi basta pensare a quanto succede oggi in Ucraina, per capire quanto sia facile azzerare il senso delle proprie radici, cioè la cultura di un popolo: imponi una lingua diversa da quella localmente parlata (motivando l'imposizione con la maggiore facilità di comunicazione, vedi l'universalità raggiunta dalla lingua inglese nelle comunicazione globali); sponsorizzi cibo standardizzato con la motivazione del maggior controllo sanitario (via il pollo ruspante e avanti il pollo al cloro igienico), cambi un virgola oggi e un punto domani della storia (e quanto sarà facile ora, che tutto viene travasato dai libri a internet? Il giorno che questi ultimi saranno spariti basterà poco ad alterarla, visto che i grandi server sono tutti in mano americana) ed è fatta. In un paio di generazioni sarà sparito anche il ricordo di cosa fosse un pollo ruspante e avremo tanti felici cittadini del mondo convinti che l'Europa sia stata sempre e solo una figura mitologica.
    E quelle meravigliose pietre sconnesse su quell'ultima piazza immensa verranno sostituite da bei raffinati lastroni di marmo bianco, così cool da trovarlo ormai nelle piazze di parecchie città ex europee.
    Prosit!

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