venerdì 10 gennaio 2014

American Hustle

"American Hustle" di David O. Russell. Con Christian Bale, Amy Adams, Bradley Cooper, Jeremy Renner, Jennifer Lawrence e altri. USA 2013 ★★★★½
Film più che godibile, probabilmente il migliore di un regista mai banale e non classificabile che, con una vena surreale, ama raccontare storie apparentemente normali e spesso ispirate a fatti reali, che prendono svolte inaspettate diventando straordinarie, e talvolta abnormi ed esemplari, attraverso le stranezze, le piccole psicopatie, l'imprevedibilità, in definitiva la profonda umanità dei loro protagonisti. Strategica è quindi la scelta degli attori, e in questo campo David O. Russell non sbaglia un colpo nemmeno questa volta. Pressoché irriconoscibile Christian Bale, trasformista come non mai, con parrucchino più riporto e girovita abbondante, è nel film Irving Rosenfeld, un piccolo truffatore del Bronx, che si specializza assieme alla sua socia, una affascinante e intensa Amy Adams (una conferma) nei panni di Sidney Prosser, una ragazza di provincia in cerca di un'identità e di un futuro nella grande New York, di cui intravede le potenzialità attraverso il comune apprezzamento di Duke Ellington. Siamo sul finire degli anni Settanta, l'ambientazione d'epoca, a tratti perfino caricaturale, è perfetta, e i due, che diventano una coppia affiatata anche nel privato, si specializzano nel promettere grandi somme, in forma di finanziamento, dietro piccoli compensi, ma vengono incastrati dal FBI che, in cambio dell'impunità, li costringe a ideare una truffa per incastrare a loro volta dei politici corrotti e collusi con la mafia che domina in gioco d'azzardo. L'operazione riesce, nonostante l'imbecillità dell'agente che dirige l'operazione, Richie DiMaso, un Bradley Cooper perfetto nel ruolo di megalomane privo di cervello, grazie alla genialità della coppia di truffatori, e nonostante l'ostinata propensione al disastro della moglie di Irving, Rosalyn (Jennifer Lawrence: altra conferma, dopo "Il lato positivo", in un ruolo piccolo ma essenziale) che non tanto inconsapevolmente come sembrerebbe, manipola a sua volta il marito tendendolo legato a sé finché non scorge un'alternativa migliore. Realtà e finzione, verità e apparenza, sincerità e inganno, temi che da sempre dominano teatro e cinema, si alternano nella vicenda come all'interno dei personaggi stessi: Irving, truffatore di professione, è a sua volta truffato nella sfera privata e solidale nell'amicizia che prova nei confronti dell'italoamericano sindaco di Camden, il bravo Jeremy Renner, portatore sano di una parrucca in stile fratelli Coen, da lui coinvolto suo malgrado nella truffa orchestrata per conto del FBI; Sidney, abile nell'inganno e nel fingersi qualcun altro, un'attrice perfetta, è alla ricerca di un'identità e di un legame vero, che alla fine troverà nuovamente nel fragile, anonimo ma alla fine sensibile Irving piuttosto che nell'ipercinetico, belloccio ma stupido agente DiMaso. Alla fine tutto finisce bene, grazie alla genialità di Irving e Sidney capaci di ideare l'ultima truffa che sistema tutto quanto e consente loro di ritirarsi dall'attività e ricominciare una nuova vita insieme. Gli attori sono tutti bravissimi, le due protagoniste soprattutto, la colonna sonora perfetta, non scontata: gli ultimi bagliori di un'epoca musicalmente ispirata. Divertimento intelligente e di ottima fattura.

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