sabato 16 novembre 2013

Miss Violence

"Miss Violence" di Alexandros Avranas. Con Themis Panou, Eleni Roussinou, Rena Pittaki, Sissi Toumasi, Kalliopi Zontanou, Constantinos Athanasiades, Chloe Bolota e altri. Grecia 2013 ★★★★
E' fuori di dubbio che una giuria meno accomodante con il familismo italiota di quella presieduta da Sua Eminenza Bernardo Bertolucci, altra icona sbiadita del progressismo e "laicismo" cinematografato nazionale, avrebbe assegnato il Leone d'Oro all'ultima rassegna veneziana a questo film o, ancora meglio, a Via Castellana Bandiera di Emma Dante, e invece quest'ottima seconda pellicola del giovane greco Alexandros Avranas ha dovuto accontentarsi del Leone d'Argento e l'eccellente Themis Panou del premio come migliore attore: a entrambi il film, gli unici che avesser qualcosa da dire del decaduto festival lagunare, è stato preferito l'insulso e pretenzioso finto documentario Sacro GRA. Atene, interno giorno in un appartamento piccolo borghese decoroso, asettico, adornato di agghiaccianti quadri tratti da puzzle che rappresentano paesaggi alpini: in salotto, con tanti di cappellini, cotillons e torta, la famiglia sta festeggiando il genetliaco della undicenne Angeliki che, mentre i parenti sono distratti, con fredda determinazione, scavalca il parapetto e si precipita nel vuoto. Il tutto senza motivazioni apparenti, le quelli emergono però man mano col procedere della pellicola. La famiglia ha infatti delle reazioni sconcertanti e, sotto a direzione del "capo", il nonno, un personaggio all'apparenza mite e irreprensibile, improntate alla rimozione dell'accaduto, a cominciare dai vestiti e dagli oggetti appartenuti ad Angeliki, in nome della normalità. Sono perplessi gli insegnanti della scuola, e ancora di più i funzionari dei servizi sociali che affiancano la polizia nelle indagini di rito, i quali tengono d'occhio la situazione e cercano di capire cosa c'è sotto. La normalità, appunto, di una famiglia malata dove dietro a un'apparenza di pulizia, perbenismo, ordine si nascondono vicende inconfessabili, violenze, forse incesti, comportamenti aberranti e colpevole complicità delle vittime, i cui ruoli si riescono a capire solo col procedere della pellicola, e nemmeno del tutto perché in fondo è di secondaria importanza definirli, in un universo chiuso fatto di squallore, morbosità, reticenza: Angeliki si uccide quando Myrto, la quattordicenne figlia del nonno e sua zia, le rivela le consuetudini di famiglia e dunque l'avvenire che l'aspetta. Tutto questo verminaio viene fatto emergere senza che occorrano spiegazioni, e alcuna scena truculenta, solo attraverso le immagini, le espressioni e soprattutto i silenzi (la figlia maggiore Heleni, madre di Angeliki e di due suoi fratelli e nuovamente incinta di ignoto padre - forse il nonno - è emblematica): per questo servono un regista di alto livello, e Avranas, sulla scie di Heineke e Seidl lo è; e degli interpreti in gamba e tutto il cast, adolescenti bravissimi a parte, di estrazione teatrale, lo è anch'esso. Themis Panou, poi, è un mostro di bravura, almeno quanto mostruoso è il personaggio che interpreta nel film: scomodo, e per questo fastidioso e perturbante in un Paese fondato sul mammismo. 

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