giovedì 3 ottobre 2013

The Spirit of '45

"The Spirit of '45" di Ken Loach. GB 2013 ★★★★★
Questo è un documentario. Non quell'esercizio di stile pretenzioso ed estetizzante, asettico quanto privo di contenuti che è Sacro GRA. Parla di passioni autentiche, sofferenze, lotte, conquiste e sconfitte, e di una speranza che non muore; dando voce a persone vere, testimoni a protagonisti di un'epoca che vide, con la vittoria del Labour di Attlee e Bevan su Churchill appena finita la Seconda Guerra Mondiale, per la prima volta al governo in Gran Bretagna un movimento socialista, che durante il suo mandato eresse quello che fu chiamato Welfare State e che a partire dal 1979 in poi, con l'avvento del governo Thatcher e il tradimento del partito laburista e delle stesse Trade Unions, è stato ed è tuttora oggetto di progressivo smantellamento in nome dell'ideologia del profitto innanzitutto, dell'asservimento al "libero mercato" e in nome dell'individualismo più sfrenato. Tutto il contrario delle parole d'ordine che dominavano l'epoca del Dopoguerra descritto dalla pellicola, dove solidarietà, condivisione, comunità e partecipazione erano i valori che animarono la ricostruzione postbellica nel segno di un riscatto e affrancamento dalle condizioni miserevoli che affliggevano la classe lavoratrice nel suo insieme dai tempi dell'inizio della Rivoluzione Industriale, e che ebbero il loro culmine nel periodo tra le due guerre, dominato da livelli di disoccupazione e dalle perverse conseguenze di un "mercato" lasciato allo stato brado che ricordano da vicino la situazione odierna. Quel governo diede vita al Servizio Sanitario Nazionale (con il rivoluzionario passaggio dalla medicina curativa alla prevenzione), procedette alla nazionalizzazione dei trasporti e del settore energetico (gas ed elettricità), avviò il piano abitativo (council housing), in poche parole rese effettivamente beni comuni quelli che si definiscono "monopoli naturali", quelli che è necessario, nonché economicamente conveniente, siano pubblici. Non è imparziale, e ci mancherebbe anche altro che lo fosse, questo film di Ken Loach, esemplare nella sua asciuttezza, stilisticamente perfetto nel bianco e nero delle testimonianze di chi c'era, che si amalgama con quello degli abbondanti documenti d'epoca, ma soprattutto necessario in un momento come quello attuale, e ancor di più in un Paese smemorato come il nostro. Last but not at least, dato che è in lingua originale e sottotitolato, è un'occasione da non perdere per ascoltare e fare esercizio con la lingua inglese parlata dalla gente comune nell'isola in cui nacque e non quella paludata delle classi alte o della BBC, e meno che mai quella storpiata dai buzzurri che la violentano nel Coninente Nuovo e in quello Nuovissimo. 

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