sabato 5 ottobre 2013

Migranti: guardare oltre il proprio naso


Applausi scroscianti ad Alfano, ieri alla Camera dei deputati quando, riferendo sulla strage di migranti avvenuta sulla coste di Lampedusa, il ministro degli Interni nonché vicepresidente del Consiglio ha così esordito: "La rabbia, l'indignazione, il senso di impotenza mi impongono di unirci al grido di papa Francesco, a quel 'Vergogna!' che credo sia un sentimento collettivo. Non vi è alcuna ragione per pensare che quanto accaduto ieri a Lampedusa sia l'ultima volta". Tutti a far finta che quel "vergogna" pronunciato dal pontefice non fosse rivolto al governo italiano e a un parlamento che ha votato la legge Bossi-Fini in vigore (e prima quella Turco-Napolitano che ne è stata la matrice) ben guardandosi dal modificarla. "Nella storia non c'è mai stato uno Stato, una unione di Stati, che non abbia assunto su di sé la responsabilità di proteggere la propria frontiera. Uno Stato che non protegge la frontiera non è uno Stato: l'Europa deve decidere se essere o non essere. Con il semestre italiano, porremo con grande attenzione il tema strategico di un'Italia come plancia del Mediterraneo". Bisogna poi intervenire, ha proseguito, "su Frontex, il sistema europeo per la protezione delle frontiere: questo mare segna il confine tra l'Africa e l'Europa, non tra l'Africa e la Sicilia. E quindi va protetto con aerei e navi europei in modo più efficace di quanto avviene ora. Così c'è anche meno rischio di morti". Il tema, ha detto ancora Alfano, "lo porrò lunedì e martedì a Lussemburgo quando incontreremo il commissario europeo Cecilia Malmstrom e gli altri ministri del Continente". In sostanza si tratterebbe innanzitutto di un problema di protezione dei confini, attraverso una sorveglianza più attenta e nutrita e, s'intende, adeguatamente armata, e questo ragionamento non sono solo Alfano e i vari governanti della "civilissima" Europa a farlo, ma anche la stragrande maggioranza dei commentatori. Quando si passa alle cause delle ondate migratorie, il mantra che si ascolta è la "ricerca di democrazia e benessere", ossia proprio ciò, se non ricordo male, che ci si propone di esportare con le "guerre umanitarie" teorizzate dagli USA e generalmente sostenute dai maggiori membri dell'UE, vedi Irak o, in tempi più recenti, Libia e Siria. Guarda caso è la Libia (Misurata nel caso del barcone andato a fuoco e poi affondato a Lampedusa l'altroieri) il principale porto di partenza di questi disperati, provenienti per la gran parte dal Corno d'Africa (dove l'Italia ha peraltro responsabilità storiche) ma anche dalla Libia e, ultimamente, proprio dalla Siria in preda alla guerra civile scatenata dai "rivoluzionari" anti-Assad. Siriani che erano rarissimi quando costui era saldamente al potere così come pressoché nulli erano quelli libici prima che Gheddafi fosse abbattuto dall'intervento occidentale: è evidente a tutti la "sicurezza" della Libia da allora, così come il suo ruolo nel traffico di esseri umani. Sempre per rimanere in argomento, nessuno che si chieda come mai i sofisticatissimi mezzi capaci di intercettare ogni minimo movimento a terra grazie a satelliti e telecamere potentissime quando si tratta di "terroristi" o di truppe asservite a tiranni anti-occidentali non siano in grado di vedere il movimento di intere carovane di migliaia di persone  che attraversano le desertiche regioni tra il Mar Rosso e la Libia per essere poi caricate sulle bagnarole in rotta verso le coste settentrionali del Mediterraneo. Cecità ad hoc? Per non parlare dell'opportunità di convertire le guerre umanitarie in soccorsi umanitari: eventualità che non viene nemmeno presa in considerazione, salvo alzare alti lai e autoflagellazioni a base di vergogna e "mai più si ripeta", veri inni all'ipocrisia, a ogni notizia di naufragio. L'ultima trovata è chiedere che venga attribuito il premio Nobel per la Pace all'isola di Lampedusa: col precedente di Obama siamo a posto. Ma questo è tutto fumo negli occhi, gettato a profusione,  per nascondere l'evidenza nonché sviare l'attenzione dal fatto che ci stanno prendendo per il culo, ossia che le ondate migratorie, che sono sempre esistite, derivano da uno squilibrio, divenuto insopportabile, tra chi ha di più e chi ha di meno, oppure niente, e quindi non ha più nulla da perdere; e quelle attuali, dalla tanto lodata e propugnata globalizzazione, ossia esportazione, anche forzata e con qualsiasi pretesto (democrazia, diritti umani, progresso) di un modello e di un conseguente sistema, quello basato su un mercato senza limiti, in via di implosione anche laddove è stato creato, e l'esempio l'abbiamo proprio in questi giorni negli USA con il grottesco shutdown che blocca l'attività degli uffici pubblici (con relativo taglio degli stipendi del personale: lì non esiste la cassa integrazione) a causa del mancato accordo sull'innalzamento del tetto del debito (il cui regolare sforamento è di per sé segno di un sistema economico che non funziona nemmeno secondo le regole che esso stesso si è dato, tant'è vero che l'UE ci ha imposto di inserire l'obbligo del pareggio di bilancio nella Costituzione): se non dovesse essere raggiunto entro il 17 di questo mese, la conseguenza sarebbe la dichiarazione di insolvenza, il cosiddetto default, né più né meno come quello dell'Argentina del 2002, con la differenza che a dichiararlo sarebbe la superpotenza americana, paladina del sistema di cui sopra, detentrice del maggior debito pubblico al mondo nonché stampatrice della moneta internazionale finora di riferimento. Il risultato sarebbero una crisi finanziaria e una recessione in confronto alla quale quella che stiamo subendo dal 2008 si rivelerebbe uno scherzo. Però lorsignori, pur predicando la globalizzazione a ogni pié sospinto, stanno a menarcela con la protezione delle frontiere: qui, negli USA ai confini col Messico, in Australia rispetto all'"invasione" asiatica, pronti ad innalzare muri che, inevitabilmente, sono destinati a crollare. 

1 commento:

  1. C'è un muro da fra crollare al più presto, quello costituito dalla montagna di menzogne con le quali offuscano la nostra corretta percezione della situazione globale.
    Ci hanno ridotti come pecore, attorniati da cani ringhianti pronti a farci rientrare in riga se appena denunciamo l'evidente imbroglio.
    E' l'imbroglio, ciò su cui tener desta l'attenzione.
    Rifiutarsi di lasciarsi distrarre dai dettagli contingenti e scavare sempre dietro e sotto ai fatti, cercando le cause da cuiquesti hanno origine.

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