domenica 15 settembre 2013

Il ritorno della Beneamata

Maurito Icardi si "beve" Barzagli e infila Buffon

Esprimere giudizi alla terza giornata di campionato è prematuro così come il fare previsioni azzardato, ma una cosa Inter-Fetentus giocata inopinatamente alle 18 di ieri pomeriggio l'ha detta: l'Inter c'è, non è inferiore agli strafavoriti campioni d'Italia, può giocarsela almeno alla pari con qualunque altra squadra (col vantaggio non indifferente di essere libera da impegni di coppa, e da questo punto di vista essere arrivati noni nella scorsa stagione, esclusi anche da una competizione secondaria ma estenuante come la Coppa Uefa che si gioca il giovedì e costringe a trasferte micidiali, soprattutto nei primi turni, è una benedizione) ma soprattutto è affidata a un allenatore che non sarà il massimo nell'arte della comunicazione ma è serio, capace, intelligente, conosce il mestiere e di cui si vede indiscutibilmente già la mano. Condivido quindi quanto hanno scritto i miei tre interisti di riferimento: gli ottimi blogger Settore e Rudi Ghedini e il suiveur ufficiale dei nerazzurri per conto del Corriere della Sera, Fabio Monti. Si dice che Walter Mazzarri sia capace di spremere vino anche dalle rape, la verità è che la squadra spaesata, per 9/11 la medesima, che nella seconda parte della passata stagione arrancava ad una media-retrocessione e buscava due gol a partita, sembra rigenerata nello spirito e nelle gambe e alcuni giocatori rinati: a cominciare da Álvarez a Jonathan a Ranocchia, e tutta la compagine dà la sensazione di sapere cosa sta facendo sul campo nonché il perché e il per cosa. Niente di trascendentale: cose semplici ma efficaci. Quanto basta per essere all'altezza dei bianconeri, imbrigliare le fonti del loro gioco e colpirli in velocità. Una partita a scacchi, quella di ieri, con poche occasioni eclatanti, ma più lineari quelle dell'Inter, anche nel primo tempo, in cui le due squadre si controllavano a vicenda: pericoloso Vucinic al 2' imbeccato da Tevez, sventato con sicurezza da Campagnaro, la vera sicurezza di quest'Inter, ma due gli interventi decisivi di Buffon, all'inizio del primo tempo su Nagatomo e allo scadere su Taider (positivo all'esordio come titolare), uno di Handanovic su una deviazione debole ma potenzialmente velenosa di Pogba (insieme a Vidal il migliore dei loro), mentre un mani di Vidal fischiato in area nerazzurra ha evitato un rigore dopo che Taider l'aveva opportunamente steso, perché il cileno era in posizione estremamente pericolosa. Nella ripresa l'Inter ha spinto di più, ha avuto una buona occasione con Palacio (utilissimo comunque per come ha fatto dannare la difesa juventina) ma Rodrigo è un attaccante dal colpo felpato, che sia di testa o di piede, non di potenza come invece Icardi, dotato pure di ottimi fondamentali, subentrato a Taider al 68' (l'unica mossa di Mazzarri che non ho condiviso: andava sostituito Guarin, il peggiore in campo, la cui presenza si è rivelata ancora una volta controproducente): gli avevo pronosticato un gol appena messo piede in campo e cinque minuti dopo, al 73', ha colpito infilzando inesorabilmente Buffon, su delizioso lancio in verticale di Álvarez che aveva sottratto con destrezza la palla al solito scomposto Chiellini: i due argentini si sono bevuti in un lampo la difesa della nazionale azzurra. Pareggio due minuti dopo: mentre Guarin come sempre dormiva a centrocampo, Asamoah eludeva sulla linea di fondo l'intervento molle di Jonathan, buttava la palla in area e lì la manovrava Vidal che aveva tutto il tempo di controllarla, spostarla sul sinistro mentre  Handanovic stava inspiegabilmente a guardare come ipnotizzato e la palla finiva nel sacco: responsabilità al 50% tra lo pesudidifensore brasiliano e il portierone sloveno, per il resto bravo e reattivo ma che a mio avviso pone eccessiva fiducia nella respinta a pugni uniti invece che tentare la presa, cosa da evitare quando si ha a che fare con vecchie volpi come Vucinic e Tevez, per quanto spelacchiate.  A questo punto l'Inter calava fisicamente, e Mazzarri lo spiega con la stanchezza degli argentini rientrati da una faticosa trasferta per giocare con la propria nazionale, e pur non convincendo un granché era la Fetentus a rendersi insidiosa con un tiro di Tevez sul fondo di poco e un colpo di testa ancora di Vidal, ma in entrambe le occasioni Handanovic c'era. Risultato alla fine giusto, per una partita non entusiasmante ma viva combattuta. Per me il "ritorno" beneaugurante della Beneamata coincideva con il rientro, dopo 16 mesi, in quella che per oltre 4 decenni era stata la mia "casa", lo stadio di San Siro, guardando il campo da un'ottica diversa da quella a cui ero abituato, da dietro una delle porte (2° anello blu) anziché dal lato lungo del rettangolo di gioco. Arguto lo striscione esposto all'inizio della ripresa per salutare la squadra agnellesca che attaccava proprio in direzione del settore blu, il cui terzo anello, alle mie spalle, ospitava la tifoseria "gobba": "Ha più stelle Grillo sul camper che voi sul campo". Schiumavano di rabbia e si sono pure cagati un po' sotto: sono soddisfazioni. 

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