mercoledì 31 luglio 2013

L'intervallo

"L'intervallo" di Leonardo Di Costanzo. Con Francesca Riso, Alessio Gallo, Antonio Buil Puejo, Carmine Paternoster, Salvatore Ruocco, Jean Yves Morard. Italia, Svizzera, Germania 2012 ★★★★★
L'estate cinematografica è stagione di ripescaggi: scarseggiando le nuove uscite, sono benvenute le carrellate retrospettive su quella appena conclusa, ed è l'occasione per recuperare film che si erano persi. "L'intervallo", che era stato accolto con favore di critica e pubblico a Venezia l'anno scorso senza ricevere, come al solito, alcun riconoscimento ufficiale, è il migliore che mi è capitato di vedere e per di più italiano, anzi: napoletano (per la produzione hanno contribuito Svizzera e Germania, interessate probabilmente a capire il fenomeno camorristico "dall'interno", considerata la diffusione da loro). Salvatore, 17 enne orfano e impacciato, che col padre gestisce due carretti ambulanti che vendono granite, viene costretto dal boss locale a sorvegliare, per una giornata, Veronica, di 15 anni, che si comporta già da donna vissuta, in una fatiscente struttura ospedaliera in disuso a Poggioreale, se la memoria visiva non mi inganna, fra il Centro Direzionale e l'aeroporto di Capodichino. Di fatto sono entrambi prigionieri, come fossero condannati, fin dalla nascita, a essere ingranaggi di un sistema (ed è così che si chiama a Napoli la camorra: 'O Sistema) e il titolo potrebbe anche essere "La vacanza", perché è quella che i due adolescenti si prendono, dopo le prime punzecchiature reciproche, entrando man mano in confidenza mentre vanno alla scoperta, che diventa un'avventura, e anche un gioco, degli enormi spazi della ex struttura in stato di totale degrado e abbandono. Raccontano l'un l'altro qualcosa di sé stessi, i propri sogni, solo alle fine affrontano il nodo della questione, ossia le cause della "prigionia" di Veronica, constatando l'ineluttabilità della loro condizione, a cui non c'è scampo se non con la fuga e un taglio drastico con l'ambiente in cui sono cresciuti, in cui si è costretti a scegliere "da che parte stare", in caso di guerra tra "famiglie" diverse, e comunque all'interno d''O Sistema. L'alternativa è la morte, o l'esilio. Dopo una giornata di reclusione e punizione, in cui Veronica è stata messa nelle condizioni di riflettere sul suo "sgarbo", essersi resa disponibile a essere corteggiata da un appartenente a un clan avversario, alla sera viene a liberarla Bernardino, il capozona, che tra minacce e blandizie fornisce a Veronica, e al pubblico, una vera e propria lezione di vita camorristica. Che vale per chi non ha ancora capito la tragica realtà che si vive nella metropoli partenopea e dintorni, ma comune anche a grandi parti della Calabria, della Sicilia e della Puglia, ma che a Napoli ha caratteristiche particolari. Bravissimi ed efficaci i due interpreti principali, ma una lode anche agli altri, che si esprimono in un napoletano nemmeno eccessivamente stretto per chi come me lo orecchia, ma che rendono necessaria e benvenuta la sottotitolazione (fortunatamente non sono stati doppiati in italiano), un plauso a Luca Bigazzi, il miglior direttore della fotografia che abbiamo in Italia, e un grazie a Leonardo Di Costanzo, affermato e impegnato documentarista, che ha adattato un testo scritto appositamente per il film insieme a Maurizio Braucci.

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