lunedì 13 maggio 2013

Benetton e il mecenatismo culturale modello Autogrull

Mi auguro vivamente che gli avventori che apposta si fermano nell'area di ristoro di Bad Fischau, a circa 40 chilometri di Vienna in direzione Graz sull'Autostrada del Sud, la A2, non associno la sigla "Autogrill" a Benetton, e non tanto per non sputtanare la nomea di "imprenditori illuminati" abusivamente attribuita alla famiglia di magliari trevigiani, quanto quella del Paese, il nostro, a cui sciaguratamente appartengono e con cui vengono identificati (la mediocre qualità dei loro prodotti globalizzati e globalizzanti non giova certo alla fama del cosiddetto Made in Italy). Non che la scarsa reputazione per come tuteliamo il nostro patrimonio artistico e culturale non sia ampiamente meritata, ma sarebbe opportuno non farci riconoscere le rare volte che un'azienda italiana mette il naso fuori dai rassicuranti e protetti confini nazionali e si azzarda ad affrontare una concorrenza vera.
Si tratta di un manufatto degli anni Settanta che, affidato alle cure del grande bioarchitetto austriaco Friedensreich Hundertwasser, fu sottratto alla demolizione e ristrutturato e rivisto secondo le sue indicazioni e restituito a nuova vita. Fino a quando la gestione non è passata ad Autogrill, società controllata dalla Edizione Holding, la finanziaria della famiglia Benetton, che detiene il 59,3% del suo capitale, la quale controlla anche, attraverso Atlantia, Autostrade per l'Italia S.p.A. (più correttamente ribattezzata "Autostrade per Benetton"; per non farsi mancare niente hanno le mani in pasta anche in ADR, Aeroporti di Roma, ossia Fiumicino, scalo noto in tutto il mondo per l'inefficienza della gestione e la sparizione, dolosa così come colposa, del bagaglio), che ne ha deciso la chiusura, avvenuta alla fine di febbraio di quest'anno. Da allora l'edificio, deliziosamente originale, si trova in uno stato di semiabbandono, come documentano le due foto qui a fianco scattate ieri pomeriggio. Si attendono acquirenti, e pare che vi sia un preoccupante interessamento da parte di MerDonald's: di male in peggio, Hundertwasser fagocitato dalla multinazionale del cibo spazzatura yankee, a conferma del preoccupante scadimento qualitativo dei punti di ristoro lungo le autostrade austriache, un tempo di gran lunga i migliori del mondo, nonostante la tendenza "Heidi", da quando a Wienerwald, Rosenberger, Landzeit si sono affiancati Autogrill, nota per squallore e scarsa pulizia, per non parlare degli avvelenatori della Grande M. di "I'm Lovin' it".
Mi preme sottolineare che la famiglia trevigiana è la stessa che si annovera tra i nuovi dogi di quella Disneyland che è diventata Venezia, conosciuta altresì come Bennettown, dove un'amministrazione bottegaia, miope e incolta, da decenni in mano a una pseudosinistra complice e indecente, non contenta di permettere l'ingresso in città delle mostruose navi-grattacielo da crociera ha firmato una convenzione che consente ai Benetton di trasformare il Fondaco dei Tedeschi, ceduto in proprietà nel 2008 dalle Poste Italiane, in un megacentro commerciale su progetto, demenziale quanto fuori luogo, di Rem Koolhaas. E non basta: c'è il loro zampino anche in quell'altro folle piano speculativo di Veneto Green City, come ben documenta l'amica Rossana. E' ciò che accade inevitabilmente quando uno Stato latita completamente sul fronte non solo della tutela dei propri beni artistici, culturali e naturali ma anche di una politica in generale in tal senso e lascia mano libera alle speculazioni e ai propositi di un'imprenditoria provinciale e rapace nonché ignorante e inetta (sempre a Venezia, basti ricordare gli esiti delle velleità culturali agnellesche con l'avventura penosamente fallita di Palazzo Grassi); quanto all'edificio autostradale di  Hundertwasser, confido nell'intervento di quello austriaco che gode di una serietà e credibilità incomparabilmente maggiori in questo campo: spero di non rimanere deluso al mio prossimo passaggio.

1 commento:

  1. Ahi! Mi stai sfidando a un post che rimando da mesi così, visto che mi provochi, ti rifilo l'ultima chicca, a proposito di modaioli con la fregola dei restauri "culturali": il patron di Diesel, Rosso, abbinerà il nome dei jeans al Ponte di Rialto.
    Lo so, stavi meglio senza saperlo...

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