martedì 5 marzo 2013

Educazione siberiana

"Educazione siberiana" di Gabriele Salvatores. Con John Malkovich, Arnas Fadaravicius, Vilius Tumalavicius, Elaonor Tomlinson, Jonas Trukanas, Vitalji Porsnev, Peter Stormare. Italia 2013 ★★★★★
In seguito a recenti prove alterne, questa volta a mio parere Gabriele Salvatores fa pienamente centro con questa trasposizione sul grande schermo dell'omonimo romanzo di Nicolai Lilin, giovane e potente scrittore russo, "siberiano" della Transnistria per la precisione, che vive nel nostro Paese e scrive in italiano di cose che conosce in prima persona per averle vissute. Non è mai facile trarre un film da un romanzo di successo, e non so nemmeno dire se Salvatores vi sia riuscito, anche se i personaggi principali e i tratti essenziali ve li ho trovati tutti, pur avendo letto "Educazione siberiana" già alcuni anni fa, poco dopo la sua uscita nel 2009: il film mi è parso bello di per sé, coinvolgente, spesso poetico e commovente, nonostante la durezza, trattandosi pur sempre di un'educazione criminale. Tanto è vero che mi è subito venuto alla mente tutt'altro libro, letto di recente e che ho amato molto, il bellissimo Trans Europa Express di Paolo Rumiz. Nella visione del mondo di questi "criminali onesti" deportati ai tempi di Stalin dalla Siberia nella provincia della Moldovia sovietica, c'è molta più rettitudine, coerenza, moralità, spirito comunitario, solidarietà, in una parola umanità, che in tutta la plastificata, marcia, corrotta, "liquida", come la definisce Zygmunt Bauman, società globalizzata che ha come modello l'American Way Of Life. Rumiz a ragione sostiene che il vero cuore dell'Europa batte molto più a Est di quello che riteniamo comunemente, e questo film rende tangibile, o meglio visibile, questa sua asserzione. E' così forte che la fa vivere. L'infanzia e poi l'adolescenza  e l'iniziazione dei due amici Kolima e Gagarin avviene a cavallo del crollo del Muro di Berlino e durante il conseguente disfacimento dell'impero sovietico, che porta con sé anche quello del mondo della loro comunità, tenuta fino ad allora assieme da regole ferree che le hanno permesso di resistere sia collettivamente sia individualmente persino a un sistema come quello comunista: il cancro della globalizzazione e dell'esistenza basata sul denaro è arrivato anche lì, dove "lo sterco del demonio" è bandito dalle case dei "criminali onesti" e va sepolto in giardino, all'esterno, anche quando è rubato; dove i "matti" sono considerati persone che pensano e si esprimono in modo diverso e vanno protetti perché "sono voluti da dio" così come i deboli; dove l'avidità è un disvalore e l'amore è il valore supremo; dove nonno Kuzja, un John Malkovich perfetto nella parte, mai sopra le righe, insegna che "la fame viene e va, ma la dignità, una volta perduta, non torna più". Insegnamenti profondi, con forza di norma morale, che rimangono dentro perfino a chi, come Gagarin, li ha traditi e che accetta con dignitosa consapevolezza anche l'inevitabile punizione che ne deriva per mano del compagno di infanzia, Kolima, proprio la persona che più ha amato nel corso della sua esistenza "deviata" e corrotta dal "nuovo che avanza" e a cui tocca il dovere di vendicare l'inaccettabile violenza commessa da Gagarin su Xenjia, la dolce ragazza "voluta da dio" nonché figlia del medico della comunità dei siberiani sotto la sua protezione. A parte Malkovich, bravissimi tutti gli altri interpreti, sconosciuti e forse nemmeno professionisti, fotografia splendida, nessun fronzolo e nelle riprese di Salvatores si sente partecipazione autentica. "Absolute Beginners" di David Bowie, nella scena in cui il gruppo di ragazzi siberiani scopre la "musica occidentale" mentre la giostra in una piazza della città transnistriana in cui si svolge il film, è la firma del regista. Che si conferma autore vero.

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