giovedì 21 febbraio 2013

Viva la libertà

"Viva la libertà" di Roberto Andò. Con Toni Servillo, Valerio Mastandrea, Michela Cescon, Valeria Bruni Tedeschi, Anna Bonaiuto, Eric Trung Nguyen, Gianrico Tedeschi, Massimo De Francovich. Italia 2013 ★★★
Toni Servillo e il suo doppio: avere l'opportunità di vedere il grande attore campano interpretare due personaggi alla volta è già un motivo sufficiente per non farsi sfuggire questo film, tratto dal romanzo "Il trono vuoto" scritto dallo stesso regista: e si conferma una volta di più il vizio tutto di mettere i titoli a capocchia alle pellicole: non si comprende il motivo per cui non andasse bene quello originale, ma se perfino l'autore non è d'accordo con sé stesso nessuno può farci nulla. Il secondo è un film fresco, godibile e particolarmente attuale in questo periodo elettorale, che racconta molto bene il mondo della politica, in particolare quello pseudoprogressista, il vuoto pneumatico in cui si muovono i suoi personaggi, la loro totale estraneità al mondo reale e la loro totale mancanza di cuore e di fantasia. La vicenda è quella di Enrico Oliveri, segretario del principale partito d'opposizione che, violentemente attaccato in un'assemblea nazionale, oggetto di sondaggi disastrosi e sotto agguato da parte degli altri dirigenti, fugge a Parigi, presso una ex fidanzata di gioventù, che lavora nel cinema, per recuperare un minimo di dimensione di sé stesso e "per vedere di nascosto l'effetto che fa", parafrasando Jannacci. Il fido assistente Andrea Bottini, un eccellente Mastandrea, prima si inventa una malattia diplomatica del leader; quindi, d'accordo con la moglie di Oliveri, provvede a "riempire" il trono vuoto sostituendolo con il gemello del segretario, il filosofo Giovanni Ernani, appena dimesso da una clinica psichiatrica perché affetto da un disturbo bipolare. Va da sé che il "matto" possiede antenne molto più adatte a captare la realtà della situazione politica del gemello "sano" e a trovare non solo le parole giuste per entrare in sintonia con la gente e galvanizzare così il corpaccione immobile del partito, la moglie stessa di Oliveri scopre in Giovanni il marito che non aveva mi avuto, mentre a Parigi anche Enrico ritrova un minimo di sintonia con quel sé stesso che non è mai riuscito a essere e con il prossimo grazie soprattutto al rapporto con la figlioletta di Danielle, la sua ex fidanzata, il marito di lei, Mung, un saggio regista di origine asiatica, e il contatto con una realtà, per quanto fittizia, come quella cinematografica, prima passione di Enrico, in cui è attiva Danielle ed Enrico si trova, per puro caso, a lavorare da apprezzato attrezzista. Unico neo del film la voce insopportabile di Valeria Bruni Tedeschi, disgraziatamente non doppiata per l'occasione, agghiacciante come un'unghia che stride su una lavagna, ma per il resto perfetta nell'interpretazione della puzzona radical chic d'esportazione. Un Toni Servillo sontuoso, accompagnato da un cast all'altezza, vale due volte il prezzo del biglietto; se uno poi vuole farsi masturbazioni mentali sulla relazione tra politica e recitazione, realtà e finzione e altri significati reconditi della pellicola in chiave psicanalitica liberissimo di farlo, a me basta molto meno.                                                

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