martedì 26 febbraio 2013

Le colpe degli italiani

A chi vede il bicchiere mezzo vuoto ed è rimasto sconcertato dalla "rimonta" di Burlesquoni, per quanto putrescente comunque un gigante in confronto ai suoi competitors e fino a ieri alleati Bersani e Monti, ricordo che mai in vent'anni i risultati usciti dalle urne hanno espresso un'Italia più antiberlusconiana. Per un'analisi puntuale, chiara, breve ed esaustiva rinvio qui, ma i conti sono presto fatti: innanzitutto rispetto alle politiche del 2008 l'affluenza è calata del 5,3%, dall'80,5% al 75,19%: un quarto degli aventi diritto si è rifiutato di recarsi a votare. Il PDL perde 6,3 milioni di voti dai 13,6 che aveva: glie ne rimangono 7,3, indubbiamente troppi, ma i dati dicono che è calato dal 37,38% al 21,56 e i berluscones ancora si compiacciono: una "rimonta" impressionante solo rispetto a sondaggi condotti due mesi fa su telefono fisso nell'era degli smartphone e del web 2.0 e commissionati da TV e giornali conniventi. I suoi alleati della Lega hanno più che dimezzato i loro voti: da 3 milioni a 1,4. Sempre troppi pure questi, ma in calo comunque di oltre il 50%: dall'8,3% al 4,08%. Il PD, che come sempre pensava di avere vinto le elezioni gratis e per dono divino, ha preso 8,6 milioni di voti, il 25,41%, mentre quello disastrato condotto alla sconfitta da Walter Cialtroni nel 2008 ne aveva 12 milioni pari al 33,18%: sono 3,4 milioni di voti volatilizzati. Insieme al 3,2% totalizzato da SEL e grazie a una legge elettorale truffaldina, per il rotto della cuffia prende la maggioranza relativa alla Camera dei Deputati per via del premio di coalizione, quello che invece gli sfugge al Senato. Scelta Civica dell'ultimo premier Mario Monti, voluto da Napolitano, dalla UE e dai "mercati", il rassemblement di mal tra insema per cui tifava Angela Merkel, ha raccolto 2,8 milioni di voti superando per un pelo, assieme ai suoi alleati di UDC e FLI (Fini non è neanche stato eletto) lo sbarramento per entrare in Parlamento con una pattuglia miseranda. Di Pietro, cui pure va riconosciuto il merito di essere stato l'unico serio oppositore di Berlusconi durante la passata legislatura, si è colpevolmente imbarcato nella sciagurata impresa di Rivoluzione Civile schiantandosi alle porte del Parlamento con un misero 2,24%. Infine, il primo partito del Paese, con 8.668.545 voti raccolti alla Camera dei Deputati, il ramo del Parlamento eletto a suffragio universale anche col voto dei maggiorenni under 25, risulta il neonato Movimento Cinque Stelle, col 25,55%. L'unico a evitare le TV e a presentarsi nelle piazze e a parlare con le persone in carne e ossa. Che avrà drenato i voti a destra e a manca e di cui tutto si può dire, salvo che sia filoberlusconiano e corresponsabile della situazione disastrosa in cui versa l'Italia. Cosa che non si può affermare né del PD né di Monti, che col PDL hanno governato da novembre del 2011. Insieme all'altro quarto di astenuti, fanno più della metà degli aventi diritto al voto che si sono rifiutati di votare per chi ha governato negli ultimi 20 anni. Tanto per fare chiarezza. Il nuovo mantra, naturalmente, è "ingovernabilità" e c'è già chi, guarda caso il direttore di Repubblica, lo house organ del PD, Ezio Mauro, ha già proposto una proroga in carica del capo dello Stato, l'87 enne Giorgio Napolitano (che stamattina, ma vedi che coincidenza, ha preso il volo per la Germania e non rientrerà fino a domenica 3), ossia il primo responsabile di non aver sciolto le camere nell'autunno di due anni fa e della creazione del mostro a tre teste chiamato Governo Monti, un personaggio di cui da cinque anni almeno chiedo le dimissioni e se possibile l'incriminazione per attentato alla Costituzione. Il cui mandato scade in maggio e che non può né sciogliere nuovamente le camere, essendo entrato nel "semestre bianco", né dimettersi, che sarebbe il "minimo sindacale" in un Paese decente dopo i danni che ha procurato, perché il suo vicario (Schifani, il presidente del Senato) non è più in carica. Questa la situazione creata dagli esperti di "ingegneria costituzionale" che hanno come eminenza grigia l'89 enne Eugenio Scalfari, un sedicente "liberale" che nella sua carriera è stato fascista, socialista, filodemocristiano e infine filocomunista, fino a diventare il guru indiscusso dei centrosinistrati guidati all'ennesima sconfitta da Bersani, lo smacchiatore di giaguari. E che ieri sera su SKY, oltre a incolpare dall'alto della sua insopportabile spocchia e con sommo disprezzo gli italiani per un risultato elettorale non collimante coi suoi desiderata, ha avuto almeno il merito di dire loro con chiarezza quello che né il PD, né Monti, né il PDL, e nemmeno Ingroia che non sa nemmeno di cosa si stia parlando, hanno avuto il coraggio di spiegare agli elettori, ossia come funziona il Patto di Bilancio Europeo, conosciuto come "Fiscal Compact", firmato dall'ultimo governo Berlusconi, ratificato nel marzo del 2012 ed entrato in vigore il 1° gennaio di quest'anno e che prevede il pareggio di bilancio in Costituzione, oltre a un un sostanziale commissariamento della politica economica del Paese nel caso di mancato rispetto degli impegni assunti, con successive salatissime multe nel caso non venissero emanati i provvedimenti richiesti dalla Commissione UE e dalla BCE, multe inevitabili perché sottratte "alla fonte" dall'ammontare del trasferimento dei fondi destinati dall'UE all'Italia. In sostanza ci hanno legato mani e piedi a nostra insaputa con la collusione dei media, nella stragrande maggioranza complici di questo regime di speculatori e malversatori: il solo a parlarne durante la campagna elettorale è stato non per niente il "guitto" Beppe Grillo. Ora non hanno vie di uscita e l'inciucione, che sia una riedizione di governo tecnico o uno di "larghe intese" o "solidarietà nazionale", come previsto è inevitabile. La buona notizia è che in Parlamento ci sarà qualcuno a controllare e ad "aprirlo come una scatoletta di tonno" perché più di un quarto degli elettori ha aperto gli occhi. Gli altri protagonisti del teatrino politicante sono morti che camminano, in grado senz'altro di fare ancora danno, ma preferisco vedere la metà piena del bicchiere. 

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