domenica 17 febbraio 2013

Girlfriend in a Coma

"Girlfriend in a Coma" di Annalisa Piras. Con Bill Emmott. GB 2012 N.V.
Bill Emmott è quel giornalista inglese che, quando era direttore dell'Economist, in un numero dell'aprile 2001 mise il faccione di Berlusconi in copertina col titolo "I motivi per cui è inadatto a governare l'Italia", suscitando un polverone a destra e a manca, da un lato perché "interferiva" con le elezioni, dall'altra perché si ritiene che uno straniero non sia capace di districarsi tra i reconditi significati dei bizantini rituali della nostra vita politica. Non è cambiato nulla in 12 anni, e questa volta è stata Giovanna Melandri, messa a capo Fondazione MAXXI proprio a motivo della sua insipienza e cortigianeria, a vietare per "lesa par condicio" preelettorale la presentazione al pubblico di questo film-documentario che avrebbe dovuto tenersi martedì scorso a Roma. Di tutt'altro avviso SKY, che l'ha trasmesso l'altroieri sera all'interno del ciclo "CultPolitiK" dedicato al mondo politico italiano e non proprio negli ultimi giorni di campagna elettorale. Non è cambiato nulla nell'analisi di Emmott salvo che negli ultimi dodici anni il degrado del Paese si è aggravato ulteriormente, e la sua è un'indagine giornalistica di buon livello e piuttosto equilibrata verso un Paese che ama profondamente e conosce come pochi, che non ha nulla di rivoluzionario e nulla aggiunge a cose che già sappiamo, o almeno dovremmo sapere, solo a voler aprire gli occhi. In questo viaggio nel declino dell'Italia, quella "Mala", prevalente, ma anche quella "Buona", e non esclusivamente centrato sugli effetti del berlusconismo ma che indaga sulle sue origini più profonde (che Emmott e parecchi suoi interlocutori individuano nella presenza del Vaticano e nel suo influsso nefasto sulla psiche e la mentalità nazionale), l'autore si fa accompagnare da diverse voci nazionali: Roberto Saviano, Umberto Eco, Nanni Moretti, Toni Servillo, Marco Travaglio, Nicola Gratteri, Carlo Petrini, Giovanni Ferrero ma anche Mario Monti, Sergio Marchionne, Elsa Fornero, John Elkann, a dimostrazione di un'eterogeneità delle testimonianze, per finire con quelle degli esponenti di quel milione di italiani costretti alla "nuova emigrazione", quella dei cervelli. Un lavoro corretto, un'analisi in parte discutibile ma onesta, e nulla di nuovo sugli schermi: altri film e documentari hanno descritto il fenomeno della deriva dell'Italia nell'ultimo ventennio, colpita da un virus unico tra i Paese "sviluppati" ma che potrebbe presto contagiare gli altri. La sostanziale censura di cui è stato oggetto da parte del mondo politico lo testimonia. Utile da vedere, specialmente per chi non è uso farsi molte domande sullo stato dell'arte, ma niente di clamoroso. 

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