venerdì 11 gennaio 2013

Soccorso Rosso

Chi si aspettava qualcosa di diverso invece del penoso avanspettacolo andato in onda ieri sera su "La 7" dalla puntata di Servizio Pubblico intitolata "Mi consenta", con unico ospite Silvio Berlusconi, e presentato come un evento storico, o è un inguaribile boccalone o non conosce la differenza fra informazione e intrattenimento, fra l'altro di qualità scadente, con Michele Santoro che, definitivamente sputtanato come giornalista, non si dimostra nemmeno un bravo show man, considerata la facilità irrisoria con cui il misirizzi brianzolo gli ha rubato la scena prendendo letteralmente in mano, nel finale, le redini della trasmissione per condurla in porto a suo esclusivo vantaggio. Dato per spacciato e in preda alla depressione soltanto un mese fa, il Tappo di plastica è tornato a galla grazie alla puntuale e provvidenziale entrata in azione del Soccorso Rosso, immancabile "portato" della Gioiosa Macchina da Guerra guidata dal partito degli zombie. Un segnale in tal senso veniva già imbattendosi nel ghigno di Massimo D'Alema, rispolverato per l'occasione da Frau Gruber a "Otto e Mezzo" e offerto come antipasto al piatto forte costituito dalla trasmissione del Guru de noantri. Il quale l'ha iniziata ossequiando con un "Presidente" (con la maiuscola incorporata) del tutto fuori luogo il suo ex datore di lavoro a MerdaSet, a meno che si riferisse alla sua carica nell'A.C. Milan. Già questo sarebbe bastato in situazioni normali per farmi cambiare canale o meglio ancora spegnere l'apparecchio, ma per una volta ho voluto tenere duro, allo scopo di documentarmi su quali livelli di degrado avessero raggiunto i "Talk Show" che da decenni dominano incontrastati la programmazione delle reti televisive della Penisola e poter dire la mia a ragion veduta, oltre a fornirmi un'ulteriore ottima motivazione in più per mandarli affanculo tutti quanti tra sei settimane. Una serie di siparietti sconfortanti (e palesemente concordati) tra due vecchi guitti, entrambi campioni di populismo, in cui all'invitato è stato concesso di tenere la parola per la quasi totalità delle tre, infinite e spossanti ore di trasmissione (nemmeno un musical appassionante ha tempi così dilatati), senza un vero contraddittorio e soprattutto senza domande, se non quelle scolastiche, sulla mancata opposizione all'IMU e sul "complotto" internazionale che avrebbe portato alle sue dimissioni nel novembre del 2011, poste dalle veline di fiducia di Santoro Luisella Costamagna e Giulia Innocenzi. Marco Travaglio sembrava spaesato, confinato nel suo spazio dove ha letto due puntuali letterine e infine sfrattato e sostituito da Berlusconi pure dalla sua scrivania: non è suo compito, nell'ambito di questa trasmissione pletorica quanto ridicola, porre domande, ma solo flautare qualcosa di simile a un editoriale. E infatti è stato l'unico ad accennare ai trascorsi piduisti di Berlusconi e ai sui legami con Licio Gelli, mentre nessuno si è accorto (o ha voluto accorgersene), né in trasmissione né stamattina nei vari commenti, che quello che Berlusconi andava esponendo,  in una efficacissima sintesi, con estrema chiarezza e tradotto in adeguati, semplici slogan, era nient'altro che il Piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli e della sua P2, esposti per l'occasione a una vasta platea messa a disposizione da Santoro e dagli sponsor del suo circo mediatico. Votare per i due partiti maggiori (il suo oppure il PD) non tanto per avere in Parlamento una maggioranza che consenta di governare, ma i numeri, una volta eliminati i partiti minori, per abbattere la Costituzione in vigore e scriverne una nuova che concentri i poteri nell'esecutivo, premessa di qualsiasi governo che in futuro si proponga di "cambiare" (volente o nolente, e se necessario con la forza) il Paese: questo il messaggio. Né più né meno: l'ha ripetuto testuale almeno tre volte, al di là del fatto che concentrare la contesa elettorale sul duello tra lui e gli zombie gli consente di rispolverare il suo refrain preferito, quello della lotta agli odiati comunisti, e con un valletto come Santoro, che non a caso ha iniziato la sua carriera di pennivendolo a Servire il Pollo, organo ufficiale dell'Unione dei Comunisti Italiani (marxista-leninista), è come sfondare porte aperte: mai si sarebbe permesso di rinfacciargli la frequentazione di Lukashenko, di cui ha garantito la democraticità, o quella del suo intimo amico Vladimir Putin, altro campione in tal senso. Santoro non mi ha deluso: mi ha semplicemente confermato quel che ho sempre pensato di lui, ossia che incarni la versione maschile di Lucia Annunziata; che sia un assist-man, come si direbbe nel calcio; un Bruno Vespa (più ancora che un Emilio Fede) centrosinistrato; tutt'al più una discreta spalla per un comico di rango come Berlusconi ha confermato ancora una volta  di essere ieri sera, che in mezzo a dei nani come quelli che gli hanno fatto da comparsa in quest'ultima, ennesima occasione di rilancio gentilmente offertagli, non ha faticato a giganteggiare. Proprio lui. Ancora lui.

1 commento:

  1. Perfetto.
    Come si scrive qui, ancora un paio di trasmissioni così e ri-vince si sicuro...

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