domenica 30 dicembre 2012

La regola del silenzio

"La regola del silenzio" (The Company You Keep) di Robert Redford. Con Robert Redford, Shia LeBoeuf, Julie Christie, Susan Sarandon, Sam Elliott, Brendan Gleeson, Terrence Howard, Richard Jenkins, Stanley Tucci, Chris Cooper, Nick Nolte. USA 2012 ★★★+
Un buon film, in linea con quello che ci si può aspettare dal sincero democratico e correttissimo Robert Redford (avercene!), esempio perfetto dello yankee buono, ma pur sempre yankee, anche se uno dei pregi del film è di non essere del tutto una "americanata", e di far fare una pessima figura all'apparato poliziesco federale, il FBI: vendicativo, incapace, esagerato. In seguito all'arresto di una ex militante  (che peraltro si stava costituendo), del un gruppo radicale "Weather Underground", attivo negli anni Sessanta e Settanta, coinvolta ai tempi in un "esproprio proletario" a una banca in cui è rimasta vittima una guardia giurata, un giovane cronista di Albany, NY, scopre che vi è coinvolto anche un avvocato, Jim Grant, che in realtà nasconde un'altra identità, quella di uno dei dirigenti del gruppo, accusato dell'omicidio di quasi quarant'anni prima e quindi inseguito dai "federali". Vedovo da poco, padre single di un'adolescente, è costretto ad affidare la figlia al fratello e a darsi alla fuga, che in realtà non è tale ma un mezzo per raggiungere l'unica persona che potrebbe scagionarlo: la sua ex compagna, che ora vive in California occupandosi di importazione di marijuana. In sostanza è un film sulla ricerca della verità: da parte del giornalista, per certi versi del FBI (più che altro nel senso di farla pagare a questi ex ribelli), del protagonista e della sua ex fiamma, con cui si scopre che ha avuto una figlia, adottata da un ex poliziotto loro amico e che aveva contribuito ad archiviare il caso. Bello vedere i vecchi leoni ancora in splendida forma nonostante gli acciacchi e i segni dell'età, ed è sintomatica la differenza con le leve più giovani: il giornalista saputello e insopportabilmente ficcanaso ma che alla fine impara la lezione, la figlia data in adozione, i poliziotti: tutta gente che non ha la minima idea di cosa fosse accaduto per davvero quarant'anni fa, per nulla consapevole di quanto fosse stata decisiva quell'epoca per la piega che avrebbero preso le cose fino portarci alla situazione attuale. Unico neo, ma glielo perdoniamo, è che Redford si riserva la parte del buono più buono: radicale sì, ma ravveduto e convertito alla fede democratica e alla convinzione che le ingiustizie del sistema si possano se non combattere, perlomeno arginare dall'interno. Pia illusione, molto "obamiana" e perdente nei suoi presupposti. Comunque una pellicola godibile. 

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