giovedì 8 novembre 2012

Oltre le colline

"Oltre le colline" (Dupa dealuri) di Cristian Mungiu. Con Cosmina Stratan, Cristina Flutur, Valeriu Andriuta, Dana Tapalaga, Catalina Harabagiu e altri. Romania, 2012 ★★★★+
Al suo terzo lungometraggio, si ripete a ottimi livelli il giovane cineasta rumeno, Cristian Mungiu, che vinse la Palma d'Oro a Cannes con "Quattro mesi, tre settimane, due giorni" cinque anni fa e fu autore dei "Racconti dell'età dell'oro" del 2009: un graditissimo ritorno e una conferma. Come nel suo primo film, affronta sentimenti e lacerazioni personali nel contorno di un Paese in bilico tra un passato da incubo e un presente spesso miserabile e comunque contraddittorio e in mutazione: questa volta, di fondo, è un film sull'amore tra due ragazze, anche se è tratto da una vicenda vera. Alina a 25 anni torna in Romania dalla Germania, dove lavora, a prendere Voichita, con cui è cresciuta in orfanotrofio fino alla maggiore età, e che invece si è rifugiata in un convento, per portarla con sé, ma fin dalle primissime scene è chiaro che l'amore di quest'ultima ormai ha preso un'altra direzione e si è riversato su dio e che non la seguirà. La vicenda è quella dunque di un amore non corrisposto, ma tutto ciò non viene mai completamente esplicitato, affidato agli sguardi e alle timidissima avance di Alina e alla dolce ritrosia ed evasività di Voichita, e rimane sullo sfondo iscrivendosi nella cornice della vita di questo strano monastero diretto da un prete integralista ma che era già stato laico e da uno gruppo di suore che sono tali anche per avere tuttora dei mariti che le vorrebbero indietro. Durante la sua permanenza lì come ospite prima, e poi come aspirante suora, perché vede in questa scelta l'unica possibilità di rimanere accanto all'amata Voichita, Alina viene però vissuta come un corpo estraneo, che crea disarmonia: tale è la sua inquietudine che dà in escandescenze e finisce prima in ospedale, poi viene "curata" con una sorta di esorcismo dal prete "papà" circondato dalle sorelle e dalla superiora, chiamata a sua volta "mamma" (si ha a che fare, in Romania, con intere schiere di ragazzi abbandonati dai genitori, cresciuti in squallidi orfanotrofi e poi affidati a famiglie che magari li sfruttano). Tanto curata da rimanerne vittima, per quanto "in buona fede". Mungiu non giudica mai, lascia parlare una fotografia splendida, delle attrici bravissime, su tutte Cosmina Stratan che interpreta Voichita in maniera semplicemente superba. "Oltre le colline", dopo il monastero... sono in vendita dei terreni, risponde Voichita a due automobilisti di passaggio che le chiedevano informazioni mentre il pope e le sue accolite si producevano in litanie salvifiche su una Alina immobilizzata con stracci e catene su una serie di assi che ricordavano una croce, in un isolamento malato dal mondo esterno, senza nemmeno rendersi conto di quel che stavano facendo. E' tutto molto vero, reale, anche questo fanatismo tanto innocente da apparire normale, così come l'indifferenza e la rassegnazione a una realtà triste e gretta che regna all'esterno, e dove la speranza sembra non esistere. Un film inquietante, ma da vedere. 

1 commento:

  1. La citazione di ragazzi/e orfani o abbandonati mi ha fatto ricordare The Foster Boy di Markus Imboden, Magdalene di Peter Mullan, Sister di Ursula Meier.
    Poichè in questo periodo sono un po' incline al pesswimismo, per tirarmi su ti invito a vedere Moonrise Kingdom di Wes Anderson e La collina dei papaveri di Miyazaki anche se non so se ti piace il genere.
    Mandi
    Raff

    Un saluto

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