venerdì 30 marzo 2012

Cesare deve morire


"Cesare deve morire" di Paolo e Vittorio Taviani. Con Salvatore Striano, Cosimo Rega, Giovanni Arcuri, Antonio Fraschi, Juan Dário Bonetti, Vincenzo Gallo, Fabio Cavalli. Italia, 2012 ★★★½
Non ho mai amato particolarmente l'opera dei fratelli Taviani ma questa "docu-fiction" con cui hanno vinto l'Orso d'oro all'ultima Berlinale è davvero potente. Si tratta delle gestazione del Giulio Cesare di Shkespeare da parte della compagnia di detenuti allestita da Fabio Cavalli, referente artistico del progetto "Teatro in carcere" del carcere romano di Rebibbia, a cominciare dai provini, in cui gli aspiranti attori, tutti ospiti della sezione di massima sicurezza, sono invitati a declamare le proprie generalità in due situazioni diverse, all'assegnazione delle parti, da recitare nei loro dialetti d'origine, e alle prove, che spesso avvengono durante le ore d'aria, il tutto inframmezzato con momenti in cui i detenuti sono sé stessi, fuori dai loro personaggi e sono proprio quelli in cui cui affiora un'artificiosità tipica dei Taviani, e gli attori risultano meno credibili. Lo sono invece in modo estremamente efficace quando interpretano i personaggi della tragedia shakespeariana, che è fin troppo banale definire "attuale". I temi affrontati da Shekespeare sono universali perché riguardano l'essenza dell'uomo; nel caso particolare del "Giulio Cesare", che parla di tradimento e lealtà, ambizione, omicidio, vendetta e onore, si tratta di tematiche che un recluso non fatica a trovare familiari, con ciò rimangono stupefacente l'intensità, la naturalezza, l'espressività e l'adeguatezza ai rispettivi personaggi con cui tutti i protagonisti recitano la loro parte, con una serietà e bravura che a buona parte degli attori professionisti, specie cinematografici o televisivi, manca.

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