mercoledì 28 dicembre 2011

La sparizione delle zuccheriere

ZuckerstreuerMentre l'Unione Europea si trastulla con le misure anticrisi non sapendo che pesci pigliare, incapace di prendere una decisione, il suo elefantiaco apparato burocratico è instancabile nel produrre direttive demenziali e paternalistiche, che oltre a trattare i cittadini come dei deficienti non hanno altro scopo che favorire lobby e potentati  industriali a scapito della libertà individuale e della produzione artigianale. Anche se gli ignari consumatori non se ne rendono conto, esistono norme precise sulla misura di fragole o pomodori nonché sulla curvatura e il calibro di cetrioli e carote: le conoscono perfettamente i produttori, specialmente quelli di merce plastificata e uniformata reperibile sugli scaffali dei supermercati, a scapito di ortaggi e frutta più "ruspante", e lo stesso vale per le carni: ormai non se ne trova che non sia adulterata in partenza, ma si riempiono la bocca di sicurezza alimentare e norme igieniche. E' che ormai non ci facciamo più caso: assuefatti all'ortaggio, al frutto, alla bistecca usciti dalla catena di montaggio, uniforme, senza difetti, col suo bel colore sgargiante e il sapore invariabilmente chimico, quello che troviamo sugli alberi o in un campo lo consideriamo uno scarto, nemmeno degno di comparire sui banchi dei negozi, salvo in qualche mercato contadino di quelli a "chilometro zero" che cominciano a diffondersi. Da quando ho deciso di tenere un minimo sotto controllo la glicemia, dimezzando lo zucchero, ossia mezza bustina per tazzina di caffè, ho cominciato a rendermi conto da un lato che erano sparite le zuccheriere e dall'altro dello spreco immane, di zucchero e di carta: guardandomi attorno ho notato che in media tre persone su quattro non utilizzano tutto il contenuto della (o delle) bustine. E questo non sarebbe una follia? E a vantaggio di chi? Incuriosito, scopro che la sparizione delle zuccheriere è dovuta a una direttiva dell'UE di dieci anni fa, che ha ricevuto attuazione nella Terra dei Cachi (e della "tazzina") col d.l. n° 51 del 20 febbraio del 2004. Se la ratio della norma era l'igiene, cosa vietava di multare quei bar che mettevano sul banco dei contenitori indecenti? O di usare degli spargizucchero con dosatore, chiusi e a prova di "contaminazione", come tuttora si utilizzano in Austria o Germania, che pure mi risultano fare parte della UE come l'Italia? Più in generale, perché l'UE o una qualsiasi autorità deve impedirmi di "avvelenarmi" come credo? Senza contare che mi sento perfettamente in grado di giudicare da me il livello di pulizia e di servizio di un locale pubblico: se non mi soddisfa, giro sui tacchi e rinuncio al caffè. La normativa imbecille fa il paio con quella che impone ai Bed and Breakfast di offrire una colazione esclusivamente composta da alimenti confezionati e sigillati, col risultato che a Palermo o ad Aberdeen si è costretti a inghiottire la stessa merda comprata al supermercato o discount più vicino e uguale in tutto il continente: le stesse identiche marche di burro, marmellata, corn flakes americanizzanti, müsli posticcio ma dietetico e l'immancabile Nutella, in microconfezioni da 20 grammi. Di questa Europa faccio volentieri a meno, mentre nei settori dove sarebbe indispensabile, dalla politica economica e fiscale, a quella estera a quella della difesa, risulta latitante o impotente.

1 commento:

  1. sei pronto a raggiungermi col "senza zucchero", così non sprechi e la glicemia la controlli ancor di più. E poi il gusto del caffè da solo è impagabile
    il segretario

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