domenica 18 dicembre 2011

E' morto Havel, il presidente-poeta: l'utopia al potere

Vacklav Havel tra Mick Jagger e Keith Richsrds. Ai lati, Bill Wyman e Ronnie Wood
E' morto stamattina nella sua casa di Hradecek, nella Boemia nordorientale dove si era ritirato, Vaclav Havel, 75 anni, figura chiave della battaglia non violenta contro il regime comunista, che lo incarcerò a più riprese per un totale di cinque anni dopo la "Primavera" del 1968, protagonista, insieme a Lech Walesa, dei movimenti del 1989 che sconvolsero l'Europa centro-orientale, ultimo presidente della  Cecoslovacchia dopo la "rivoluzione di velluto" dell'autunno dello stesso anno e primo presidente della Repubblica Ceca in seguito  alla separazione consensuale, anche questa da lui gestita pacificamente, con la Slovacchia nel 2003. Uomo dotato di grande ironia, fu uno dei massimi drammaturghi del suo Paese, autore del teatro dell'assurdo e al contempo ispiratore prima del movimento dissidente "Charta 77", poi leader del Forum Civico nella fase finale del potere filosovietico. Scrisse un'opera fondamentale, "Il potere dei senza potere", un'analisi lucida e precisa dei sistemi totalitari, in cui teorizza l'uscita dai sistemi che definisce post-totalitari, ma che vale anche per quelli post-democratici dell'Occidente, attraverso una rivoluzione esistenziale che ruota attorno al tema della verità e della responsabilità del singolo, e che considero di grande attualità. Una rivoluzione esistenziale che è «soprattutto prospettiva di una ricostituzione morale della società, cioè di un rinnovamento radicale del rapporto autentico dell'uomo con quello che ho chiamato "ordine umano" (e che non può essere sostituito da nessun ordine politico). Una nuova esperienza dell'essere; un rinnovato ancoraggio nell'universo; una riassunzione della "responsabilità suprema"; il ritrovato rapporto interiore con l'altro uomo e con la comunità umana - ecco la direzione...». Beppe Severgini, che nel 1989 segui da inviato per  il Giornale allora diretto da Indro Montanelli la "rivoluzione di velluto", lo ricorda così, raccontando i retroscena di una intervista concessagli nel 1990 da Havel una volta diventato presidente; io lo ricordo, perché c'ero, al gigantesco stadio di Strahov la sera del 18 agosto del 1990, in occasione del concerto praghese dell' Urban Jungle Tour dei Rolling Stones: "I tank russi se ne vanno, arrivano gli Stones" era scritto sui manifesti che tappezzavano la città. Li aveva voluti Vaclav Havel.

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