martedì 29 novembre 2011

Miracolo a Le Havre

"Miracolo a Le Havre" (Le Havre) di Aki Kaurisimäki. Con André Wilms, Kati Outinen, Jean Pierre Darroussin, Blondin Miguel, Elina Salo. Finlandia, Francia, 2011 ★★★★ 
In trasferta in Normandia, Kaurisimäki confeziona un piccolo grande capolavoro, una favola realistica che non a caso cita "Miracolo a Milano" e al contempo surreale, in forma di parabola. Marcel Marx, lustrascarpe letterato con passato da bohèmien a Parigi, si è trasferito a Le Havre dove esercita con dignità la sua professione, vivendo tra la stazione e il suo quartiere malandato a ridosso del porto, in un mondo di poveri ma non di vinti, una comunità dove la parola solidarietà ha ancora un senso, perché è vissuta e non proclamata. Marcel si trova a praticarla perché è nella sua natura quando offre rifugio a Idrissa, un ragazzo del Gabon sfuggito a una retata di clandestini giunti per caso in Francia all'interno di un container. E lo fa con l'aiuto dei suoi vicini: i negozianti, la barista, perfino il commissario di polizia, che sa ma lascia correre, e con cui si stabilisce una bellissima complicità basata sul rispetto del rispettivo ruolo formale, ossia sul ricononoscimento dell'umanità dell'altro, in un momento per lui difficile come il ricovero dell'amata moglie Arletty, anche lei straniera, per un tumore da cui inaspettatamente guarisce, così come "miracolosamente" Idrissa riesce a raggiungere Londra grazie all'aiuto di Marcel e della comunità che lo ha accolto, e altrettanto "miracolosamente" fiorisce un ciliegio nel cortile della catapecchia della coppia quando Arletty torna dall'ospedale. Se i personaggi sono meno stralunati del solito, uno dei marchi di fabbrica del cinema di Kaurisimäki rimane il Rock & Roll che non manca in quest'occasione. Una storia che sarebbe piaciuta a Fabrizio De André, con personaggi e vicende che si potrebbero trovare nei bar della Boca a Buenos Aires (non a caso un tango di Gardel viene suonato dal juke box) come a Sankt Pauli ad Amburgo o, appunto, a Le Havre. Dove c'è ancora umanità. Almeno nei film di Aki, se non nella realtà, almeno per come ci viene propinata. Segnalo la recensione apparsa sull'ultimo numero di MicroMega e il notevole e opportuno post, sull'argomento solidarietà in senso lato, dell'amica e collega di Pavo japonensis. Forse il miglior film uscito quest'anno. 

Nessun commento:

Posta un commento