domenica 26 dicembre 2010

A Nha Trang, tra birrerie sulla spiaggia e fidanzate a tempo


Isole davanti a Nha TrangNHA TRANG – Sei chilometri di un’ampia spiaggia che non ha nulla da invidiare a Copacabana, di fronte una costellazione di isole a proteggerne la baia, Nha Trang, circa 450 chilometri a Nord di Saigon/Ho chi Minh, è la più rinomata e frequentata località balneare del Vietnam: poco più di 300 mila abitanti, moderna, pulita, vivibile, non è né una Miami in miniatura né desolante come i nostri divertimentifici estivi sullo stile di Rimini o Jesolo, e con un mare decisamente più attraente. Un’alternativa avrebbe potuto essere Mui Ne, attualmente più in voga fra chi viaggia da queste parti, ma me l’ha fatta escludere la sua prossimità a Saigon e il fatto di essere la meta marittima preferita da parte degli occidentali che vi risiedono, garanzia di esserne invasa, poiché non sono pochi, durante le festività natalizie e di fine anno. Un altro motivo che mi ha fatto preferire Nha Trang è quello di essere uno di quei nomi incisi nella memoria e che riaffiorano in quello che, per uno della mia età, è inevitabilmente anche un viaggio a ritroso nel tempo, nei tardi anni Sessanta, ai tempi della "Guerra Americana", com'è chiamata qui da chi l'ha vissuta e subita. Avevo 14 anni compiuti, dunque raggiunta quella che si definisce l’età della ragione, nel 1969, durante l’estate di Woodstock e prima ancora dello sbarco sulla Luna, e qualche tempo dopo avrei conosciuto personalmente sia dei ragazzi USA che si erano rifugiati in Canada o in qualche Paese europeo per sfuggire alla coscrizione, sia qualcuno che in Vietnam ci era già stato: a Pordenone, con la base di Aviano a due passi, era un evento tutt’altro che raro. Benché pressoché chiunque parteggiasse per i Vietcong o quantomeno fosse contrario all’intervento USA, io, come chiunque non fosse completamente accecato dall’ideologismo preconcetto, mi sentivo però vicino ai militari di leva americani e non faticavo a mettermi nei loro panni: avevano quasi la mia età, ascoltavano e amavano la stessa musica che ascoltavo e amavo io, leggevano gli stessi libri che leggevo io. In più, erano presi fra tre fuochi: oltre a quello di un nemico che non riuscivano a individuare né a concepire, quello del loro governo che li mandava a combattere una guerra in cui nessuno credeva, e che si sarebbe rivelata assurda e inutile, infine quello dei loro coetanei che contro questa scelta scendevano in piazza e si facevano sentire, negli Stati Uniti come nel resto del mondo. Sono sempre stato grato a mia madre di non aver accettato le profferte di un suo spasimante, un giovane ufficiale USA con un promettente futuro da musicista (peraltro realizzato) di stanza in Europa nei primi anni Cinquanta: con ogni probabilità avrei fatto parte io stesso di quella carne da macello.La spiaggia di Nha TrangE così eccomi a Nha Trang, un altro dei luoghi dove tra una battaglia e l’altra i giovani militari USA venivano a scaricare le loro tensioni, a trascorrere la “Tre giorni” più demenziale dell’anno, se non altro a opportuna distanza da alberelli, presepi, retorica natalizia e clima di merda. Sebbene la stagione non sia al suo culmine, c’è un vivace via vai ma la spiaggia è comunque più che agibile. In buona parte è libera e poco frequentata; poi vi sono alcuni stabilimenti, molto discreti, di gusto non dozzinale, dotati di veri letti di legno massiccio con tanto di materasso, tavolino e un ombrellone di paglia gigantesco, il tutto al prezzo massimo di un euro al giorno, frequentati quasi esclusivamente da occidentali, in qualche caso accompagnati da una fidanzata temporanea asiatica (solitamente thailandese o combogiana), salvo qualche sparuto giapponese o indiano. Ho già avuto occasione di notare come gli orientali non considerino il mare in senso balneare; in più le donne cinesi, siamesi, birmane, cambogiane e meno che mai vietnamite si metterebbero mai al sole: bardate per lo più di mascherine igieniche, occhialoni scuri, guanti ascellari e cappelli a larghe falde anche quando non girano in scooter o bicicletta pur di evitarlo e di preservare il candore della loro pelle, si presentano in spiaggia soltanto all’imbrunire, e i ragazzi locali poco prima per giocare a calcio o a badminton. Tra i turisti, un buon numero partecipa alle escursioni sulle isole per fare snorkeling e immersioni, altri a deliranti “boat party” ad alto tasso alcolico per rientrare alla base in condizioni pietose, per cui sulla spiaggia cittadina praticamente non c’è concorrenza, si sta in pace e non occorre nemmeno salire in barca e rischiare il mal di mare per sbevazzare.Luoisiana BrewhouseDue gli stabilimenti in pieno centro: lo storico  “Sailing Club” e, a pochi passi, quello della leggendaria Louisiana Brewhouse, in cui naturalmente ho eletto il mio secondo domicilio dopo l’albergo. 4-5 tipi di birra, a seconda della stagione, prodotte artigianalmente in loco e servite rigorosamente alla spina in generosi dosi da 0,6 l, con un corpo centrale coperto e un settore dotato di tavoli e letti a bordo piscina, al di là della passeggiata a mare; direttamente sulla spiaggia, un grosso chiosco, una cinquantina di letti  debitamente ombreggiati e forniti di tavolino e una mezza dozzina di solerti camerieri a fare la spola con cucina e spine. Dato che inglesi e russi (che a Nha Trang costituiscono una nutrita colonia) preferiscono non allontanasi mai troppo dalla fonte, ossia dalla spina della birra, di fatto sulla spiaggia rimane soltanto la crêmedei viziosi nullafacenti, e in questa maniera ho trascorso la Vigilia (dopo 12 ore di delirante trasferta notturna stipato in un minibus da Hoi An: rimediato per miracolo perché il bus-cuccetta previsto era stato bloccato dalla polizia in quanto sovraffollato - avranno venduto degli inesistenti posti corridoio ai locali), il giorno di Natale (concluso con cena a base di ricchi pelmeni e involtini di verza con panna acida a “Casa Russia”) e quella di oggi, aggiornando l’abbronzatura svanita durante il piovosissimo autunno appena trascorso. Per la mia gioia, proprio davanti all’albergo in cui alloggio si trova l’unico “Bia Hoi” che abbia visto in città: la miglior maniera per chiudere a dovere queste tre giornate trascorse nell’ozio più assoluto e santificarle in bellezza.Bia Hoi Nha TrangAccennavo al tema degli occidentali, prevalentemente di mezza età ma non solo, in giro con la “fidanzata temporanea” in affitto, orientale, spesso poco più che una bambina: un fenomeno diffusissimo in Thailandia ma che è tollerato, se non coinvolge delle vietnamite, anche in questo Stato teoricamente socialista e concretamente poliziesco e propenso alla "lubrificazione delle ruote". Non me la sento di giudicare, anche se vedere in giro dei vecchi bavosi con delle ragazzine o degli energumeni palesemente sbalestrati con dei fuscelli che sono un terzo di loro è sconcertante quando non provoca ribrezzo; ma spesso si incrociano coppie mano nella mano, che cercano di comunicare e si dispensano attenzioni e tenere effusioni, cosa ormai rarissima a vedersi da noi: ecco, questo affetto a scadenza, prenotato e pagato magari su internet in forma di un pacchetto di una o due settimane per la compagnia, fa un po’ tristezza ma dà anche da riflettere, perché è un fenomeno molto più diffuso di quanto si creda, anche tra persone tra i 20 e i 30 anni. Io non ho mai visto nessuno che trattasse queste “fidanzate a tempo” come delle prostitute, né esse ne hanno solitamente l’aspetto e il comportamento. Siccome di professioniste da “una botta e via” ce n’è a volontà (sebbene qui con più discrezione che altrove nel Sud Est Asiatico), si tratta a tutta evidenza di un altro tipo di “mercato”, che risponde a esigenze differenti e di tipo non meramente sessuale.

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